L’uccisione dell’indigena honduregna Berta Càceres è stata una di quelle tragedie a cui non si può restare insensibili. Non è stata la prima, Berta, e non sarà l’ultima, ma sempre più persone si stanno chiedendo perché aumentano le uccisioni di attivisti che si battono per la difesa dell’ambiente.

Il seminario che si svolgerà lunedì prossimo, 28 novembre, alla Camera dei Deputati ha una intestazione significativa - DIFENDIAMOLI! - e ci farà toccare con mano, con le testimonianze dirette di troppi protagonisti loro malgrado, come si stiano riducendo sempre di più i margini per una civile mediazione dei conflitti, come la violenza stia invadendo le nostre vite e le nostre società. I difensori dei diritti umani sono un bersaglio privilegiato della violenza che dilaga.

L’uccisione di ambientalisti è quindi un riflesso automatico dell’esercizio di questa violenza?

Può darsi. Ma possono esserci altre chiavi di lettura. Nei civili Paesi dell’Occidente possiamo ancora raccontarci che l’ambientalismo è “solo” un atteggiamento più o meno alla moda. Autorevoli giornali possono continuare a propalare bufale negazioniste (sui rischi del clima, ma non solo) o millantare presunti “miracoli” che solo le nostre tecnologie (accuratamente brevettate) potranno apportare all’umanità tutta. Bufale che fanno ridere chi le legge nell’altra metà del mondo. Per la precisione, in quella metà dove la lotta per l’ambiente è quasi sempre una lotta a difesa delle risorse dalle quali, da sempre, dipende la vita stessa di numerose comunità.

Forse, la parola chiave è quella: risorse. Stiamo grattando il fondo del barile e non ci fermiamo se tra noi e petrolio, legname, diamanti o chissà cosa si interpongono degli indigeni, degli attivisti nemici del progresso e del nostro benessere. Berta non è morta per difendere l’ambiente. È stata uccisa da chi voleva rubarle l’acqua per una sporca diga finanziata (anche) da operatori tedeschi e finlandesi. Da Paesi civili e democratici, da noi europei insomma. 

Alessandro Giannì, direttore delle campagne Greenpeace Italia