Lo scorso weekend il mio twitter ero pieno di news sulle centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo, inclusa Amsterdam, la mia città d’adozione, che esprimevano solidarietà al movimento “Occupy Wall Street”.

È un movimento che si è diffuso rapidamente oltre le ombre dei grattacieli di Wall Street, e la ragione è semplice – in tutto il mondo i cittadini sono stanchi che il profitto venga prima delle persone e del pianeta.

Greenpeace è stanca di aziende che inquinano e che hanno poteri così forti da dettar legge ai governi, senza preoccuparsi di chi subirà le conseguenze di certe decisioni e dovrà vivere con esse. Siamo stanchi delle aziende che controllano la qualità dell’aria, l’accesso delle persone al cibo e la disponibilità di energia pulita e sicura. Come organizzazione e come individui, condividiamo le crescenti richieste di cambiamento.

Il movimento di occupazione è agli inizi ma il malcontento che l’ha fatto nascere è di lunga data e di ampio respiro.

Da quando sono diventato direttore di Greenpeace International ho visto coi miei occhi come le multinazionali si prendano la licenza di inquinare e controllare il nostro ambiente.

Gli orrori dell’incidente di Fukushima hanno messo ben in evidenza la relazione intima tra l’industria nucleare e i governi. I giapponesi, già spaventati dalle conseguenze della contaminazione da radiazioni, ora stanno pagando il costo della bonifica dei siti.

In Indonesia, Amazzonia e Congo gli interessi commerciali stanno guidando la deforestazione; in alto mare l’industria della pesca sta svuotando i nostri oceani a un ritmo terrificante; il business del settore agrario sta mettendo a rischio la sicurezza alimentare. I giganti dell’industria chimica stanno inquinando i nostri fiumi e anche i vestiti e i giocattoli dei nostri bambini.

C’è un altro comune denominatore in questa equazione – quasi sempre i poveri pagano il prezzo per primi.

Condividiamo le aspirazioni di “Occupy Wall Street” per un mondo migliore e più libero. Condividiamo l’atteggiamento non violento di disobbedienza civile. Siamo orgogliosi di aver mandato il nostro camion solare “Rolling Sunlight” per alimentare il loro centro media a New York e diciamo a tutti coloro che non hanno ancora preso parte a tutto questo di farlo ora.

Nel giro di poche settimane vedremo governi e aziende radunarsi nella mia città, a Durban, per discutere ancora una volta di quella che, secondo Greenpeace, è la questione più urgente che le persone e il pianeta debbano affrontare: i cambiamenti climatici. Ma il tempo del dibattito è già passato. Ora è tempo di agire. Azioni del tipo che abbiamo visto lo scorso weekend in centinaia di città – da Sydney a Nuova  Delhi, a Rio de Janeiro a New York.

Sappiamo che c’è un sostegno ampio e democratico per una rapida transizione verso fonti di energia rinnovabile, ma le compagnie petrolifere stanno interferendo con le politiche climatiche di tutto il mondo. Negli Stati Uniti, i miliardari del petrolio Koch Brothers stanno attivamente finanziando chi nega i cambiamenti climatici e – insieme a molte altre aziende petrolifere e gruppi di lobbing – stanno ostacolando la politica climatica di cui noi abbiamo disperatamente bisogno.

Greenpeace non è estranea alle occupazioni pacifiche – qualcuno potrebbe dire che ci abbiamo preso l’abitudine. Quindi non dovrebbe sorprendere il fatto che condividiamo gli ideali di “Occupy Wall Street”. Questo è appena l’inizio di un movimento globale per il cambiamento e noi siamo spalla a spalla con loro in questo pacifico tentativo.


Come tutti i movimenti, ci vorrà il tempo necessario affinché gli ideali si trasformino in richieste concrete per un cambiamento su cui tutti possono essere d’accordo, ma li incoraggiamo a resistere e a continuare per la loro strada. Il dialogo pacifico e non violento che vediamo durante gli eventi mondiali di occupazione è parte vitale di una sana democrazia.

La scorsa settimana sono stato intervistato per la rubrica Game Changer dell'Huffington Post e mi hanno chiesto quanto fosse importante la disobbedienza civile. In molti anni di lavoro contro la povertà, contro l'apartheid e adesso nel movimento ambientalista, posso dire che la disobbedienza civile e la protesta pacifica su grossa scala sono l'unica strada per un cambiamento reale e per la vera democrazia. Greenpeace svolgerà il suo ruolo per assicurare che governi e aziende diano quello che la gente chiede - un pianeta verde, pacifico e giusto.

Kumi Naidoo, direttore di Greenpeace International

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