Paulo è il direttore della campagna internazionale per l’Amazzonia. Anche se non l’ho mai visto aggirarsi per la foresta pluviale in calzamaglia, mi rende orgogliosa sapere che ha appena ricevuto il titolo di “Hero forest” dalle Nazioni Unite.

Vi racconto un po’ di più del suo lavoro (e di cosa significa lavorare con lui). Da quando sono responsabile della campagna Foreste a Greenpeace, Paulo è sempre stato una fonte di ispirazione perché è la dimostrazione vivente di cosa può accadere quando si decide di agire direttamente sulle cose che non vanno.

A metà degli anni novanta Paulo ha deciso di trasferirsi con tutta la sua famiglia da Rio de Janeiro a Manaus, capitale dello stato di Amazonas, per intraprendere la strenua lotta contro la deforestazione rampante del più importante polmone del pianeta. Ha costruito da zero quella che adesso è una delle più importanti campagne internazionali di Greenpeace.

Paulo ha reclutato una squadra di attivisti e ricercatori che ha condotto indagini investigative sui crimini forestali per anni. Indagini importantissime e allo stesso tempo molto rischiose che ci hanno permesso, ad esempio, di denunciare il taglio illegale del legno come principale motore della deforestazione in Amazzonia. Guarda le foto.

Nel 2001, insieme a un team di esperti è andato a vivere per mesi insieme alla tribù dei Deni insegnandogli a utilizzare il GPS e altri strumenti di demarcazione territoriale. Quell’attività ha portato alla protezione ufficiale di 1,6 milioni di ettari di foresta incontaminata.

Paulo è stato un innovatore del mondo ambientalista a livello globale. Ha introdotto nuovi concetti come il Green Wall, la rete di aree protette necessarie per bloccare l’invasione delle attività industriali a nord dell’Amazzonia, e Deforestazione Zero, che non è solo un nome a effetto della nostra campagna, ma un pacchetto di misure politiche, sociali ed economiche che riusciranno a fermare la deforestazione e allo stesso tempo miglioreranno la vita e il tessuto economico di tutti coloro che vivono nella foresta.

Grazie a lui, Greenpeace ha ottenuto importantissime vittorie come la moratoria, nel 2003, sul commercio internazionale del mogano. Purtroppo anche le minacce di morte ricevute da parte della mafia del legno, testimoniano l’efficacia del lavoro di Paulo. Nonostante la sua vita sia blindata, Paulo si ostina a proporre e creare accordi bilaterali con aziende internazionali per fermare la distruzione delle foreste. Grazie al suo lavoro da anni vigono ancora in Amazzonia le moratorie sull’espansione delle coltivazioni industriali di soia e l’allevamento bovino su aree recentemente deforestate.

La storia di Paulo Adario in Amazzonia è anche  una parte fondamentale della storia di Greenpeace in Brasile negli ultimi 20 anni. Calzamaglia o meno,  Paulo è sempre stato un eroe per tutti noi. Oggi, però, possiamo festeggiare un importante riconoscimento… io l’ho fatto canticchiando “Heroes” di David Bowie.

“Tutti possiamo essere eroi almeno per un giorno”. Se volete provare l’esperienza unitevi a Paulo e chiedete al Presidente Brasiliano Dilma Roussef di fermare il Nuovo Codice Forestale.

  Chiara Campione,
  responsabile campagna Foreste