Quattro anni fa il mondo ha assistito con orrore, attraverso gli schermi televisivi, all’esplosione delle centrali nucleari di Fukushima Daichii e all’emissione di scorie radioattive nell’aria e nel mare.

Per commemorare questo anniversario, abbiamo chiesto ad alcuni volontari, membri, sostenitori e affini di Greenpeace di condividere con noi alcuni loro ricordi. Molti di loro hanno anche espresso le loro speranze per un futuro con #ZeroNucleare. Speriamo che lo faccia anche tu.

Dagmar Dehmer è una giornalista de “Der Tagesspiegel” e vive a Berlino, in Germania. @dpomondi

“Ho scritto le pagine per il nostro giornale l’11 Marzo 2011. Quando è arrivata la notizia del terremoto e pochi minuti dopo quella dello Tsunami, ho capito che sarebbe stata una lunga serata. I reattori di Fukushima avevano perso energia. Sapevo che sarebbe stato un disastro se non si fosse riusciti a ripristinare elettricità per le pompe di raffreddamento. Quando me ne andai, nel bel mezzo della notte, ero molto preoccupata. La mattina dopo ascoltai le ultime notizie, l’elettricità non era stata ancora ripristinata. Ero incerta se scrivere che una fusione del nucleo fosse verosimile. Non volevo seminare il panico ma sapevo che era vero.  Ho chiamato una mezza dozzina di esperti nucleari, tutti condividevano il mio stato d’animo. Credo che senza Fukushima le centrali nucleari tedesche sarebbero andate avanti per almeno altri dieci anni. Spero davvero che Fukushima sia l’ultima esplosione di una centrale nucleare che vedremo. La natura si sviluppa benissimo grazie all’energia del Sole, noi esseri umani dovremmo imparare da questo”. 

Malcolm Carroll viene dal Galles, Regno Unito, e lavora con People Against Wylfa B per opporsi ad un nuovo reattore. @Gobhoblin

“L’anno scorso a Fukushima ho potuto vedere con i miei occhi il disastro naturale provocato dallo tsunami ed il disastro nucleare provocato dall’uomo. Ho incontrato bambini a cui è stato negato di uscire per sei mesi, famiglie che non sono potute tornare a casa né lasciare qualcosa ai propri figli. Nel 2011 ero in Galles, provando dolore per le persone di fronte a quel disastro accaduto e sentendo crescere la rabbia. Le stesse persone che hanno portato a Fukushima ora vogliono costruire nuovi reattori in Galles. Fukushima è stato un disastro causato dall’uomo, che poteva essere evitato? Naoto Kan, all’epoca Primo Ministro giapponese, afferma che il disastro di Fukushima è cominciato quando, per la prima volta, abbiamo detto sì’ al nucleare. Lui ora è qui, nel Galles, per evitare che avvenga l’ennesimo disastro nucleare, cercando di fermare la costruzione di nuovi reattori

La dott.ssa  Rianne Teule è il direttore delle campagne di Greenpeace Belgio, esperta di nucleare e sostenitrice da una vita di un mondo libero dal nucleare. @RianneTeule

“Era un venerdì mattina. Ho aperto il mio computer nell’Ufficio Greenpeace di Johannesburg ed ho letto le notizie sul terremoto e sullo tsunami in Giappone. Nel giro di 5 minuti, vai responsabili di campagne sul nucleare di tutto il mondo hanno cominciato a scambiarsi informazioni via Skype sulle condizioni dei reattori nucleari nella regione colpita. All’ora di pranzo era già chiaro che qualcosa non stava andando nel verso giusto nel reattore di Fukushima. Il mio corpo tremava a causa di un mix di emozioni, soprattutto paura e duna travolgente preoccupazione che molte vite sarebbe andate distrutte. Tre giorni dopo, ho raggiunto il “Greenpeace Fukushima Rapid Response Team”, ad Amsterdam. E due settimane dopo, guidando tra le aeree contaminate attorno a Fukushima, ho visto i livelli dei miei dosimetri (rilevatori di radiazioni) alzarsi, e questo mi ha davvero colpito: stavo entrando in una nuova Chernobyl, dove centinaia di migliaia di persone si sono involontariamente esposte ad altissimi livelli di radiazione…”.

Wong Wing Fung è un’artista ed una curatrice d’arte ad Hong Kong, che utilizza la sua creatività e la sua immaginazione per raccontare storie sul passato, presente e futuro nucleare.  

“Ero al molto dei traghetti, stavo leggendo le ultime notizie mentre aspettavo il traghetto successivo. Può sembrare che Hong Kong sia molto distante, tuttavia il mondo sembra molto più piccolo quando accadono disastri del genere. Ero molto scioccata e, all’epoca, avevo già lavorato per un progetto artistico per commemorare l’anniversario di Chernobyl. Dopo quest’ultimo disastro avvenuto, ero sempre più convinta di collegare storie di Chernobyl al Giappone e a Hong Kong. Spero davvero che queste storie di Chernobyl, che spezzano il cuore, possano aiutare tutti noi ad essere coraggiosi, a fronteggiare il nucleare e combattere per un futuro ad energia pulita e per un vivere costruttivo”.

Forlan è di Bordeaux in Francia ed era uno studente nel 2011

“Quando ho sentito del disastro a Fukushima, ero ancora al liceo. Il giorno successivo al terremoto, ero a casa e guardavo il notiziario in TV. Ho visto lo tsunami rovesciare le navi ed i ponti, ma non ho davvero capito quanto potente fosse. Ero preoccupato. Gli insegnanti parlavano di una possibile fusione del nucleo del reattore, che si estendeva fino al centro della terra…non ci ho mai creduto ma mi domando ancora per quale motivo ci fossero dei reattori nucleari in Giappone, in un’area caratterizzata da così elevati rischi. Spero che lo sviluppo delle energie rinnovabili avvenga presto e che la gente la smetta di costruire centrali nucleari in aree così pericolose.

Patrick viene da Lione, in Francia, ed è un volontario di Greenpeace

“L’ 11 marzo 2011 ero sul mio modo alla "Primevère" di Lione, un grande evento ambientale nella regione. Eravamo lì per montare uno stand di Greenpeace e mentre stavamo guidando abbiamo sentito la notizia del terremoto e dello tsunami. Dopo aver installato lo stand, abbiamo cominciato a parlare di quello che era successo in Giappone con degli amici appartenenti ad altri gruppi contro il nucleare. Tutti stavano cercando di capirci di più e cercavano informazioni si internet con il loro smartphone.  Al terzo giorno ci siamo resi conti che lo tsunami era stato devastante e che era stata colpita una centrale nucleare. Da quel momento, il nome Fukushima è marchiato a fuoco nella nostra memoria. Sapevamo che un disastro era capitato, senza riuscirne ad immaginare le conseguenze. Fu un week end davvero strano. Negli anni passati ci divertivamo a stare insieme, ma quell’anno l’evento era stato oscurato dall’ansia. Secondo me, dobbiamo chiudere tutte le centrali nucleari per evitare un’altra Fukushima!”

Aytac Tolga Timur è un appassionato attivista ecologico e vive in Turchia, ad Instanbul

“Quando esplose la centrale nucleare di Chernobyl, io avevo 16 anni. Non sapevo nulla dell’energia nucleare all’epoca. E’ stato poi quando ho compiuto 20 anni e sono entrato nel movimento ambientalista quanto prezioso e delicato fosse l’ambiente: la mia città, il mio paese, il mio pianeta. Seguivo i fatti legati al nucleare ed ogni qual volta ascoltassi o leggessi notizie al riguardo, temevo che un nuovo disastro sarebbe potuto accadere. E un giorno ho sentito che il popolo giapponese era stato contagiato dalle radiazioni a Fukushima. Ricordo Chernobyl e i livelli crescenti di casi di cancro dopo l’incidente. Campi coltivati e fiumi erano stati contaminati. Dopo l’incidente nucleare di Fukushima, si è dovuto affrontare le stesse questioni in altri luoghi, da altre persone, animali, l’intera natura. Perché? Per cosa? Per capire il valore della vita, non c’è bisogno di essere saggi. Sfortunatamente, la classe dirigente non sembra capirlo”.

Ful Ugurhan è un medico di Merlin, Turchia ed attuale portavoce della “Mersin Anti-Nuclear Platform”. @NKPTurkiye

“Mersin è il luogo dove per la prima volta si è programmato di installare una centrale nucleare in Turchia (Akkuyu Project). Ero a Mersin quando ho saputo di Fukushima. Il mio primo pensiero è stato: sfortunatamente, avevo ragione. Avevo appena portato avanti una campagna contro il Akkuyu Nuclear Power Plant, dichiarando quanto fosse rischioso l’investimento in termini di effetti sulla salute dovuti a rifiuti nocivi e incidenti. Inoltre, la regione di Akkuyu è a rischio sismico, dunque tutte quelle persone messe in pericolo a Fukushima fungevano ad esempio degli immensi rischi che correvamo. Fukushima significa “Disastro Ambientale”, per me. Supporterò sempre l’efficienza energetica in prima istanza, non pericolosi investimenti nucleari. Credo che possiamo facilmente sopperire alle nostre esigenze energetiche attraverso le energie rinnovabili.

In Giappone, negli ultimi 18 mesi sono stati chiusi tutti i reattori nucleari, tuttavia il governo guidato da Abe vuole reinstallare delle centrali nucleari, nonostante la grande maggioranza della popolazione giapponese sia contraria.  Aggiungi il tuo nome oggi, per dimostrare ai politici giapponesi e ai loro alleati del settore che crediamo sia possibile un futuro #ZeroNucleare è possibile, per il Giappone e per il mondo: www.greenpeace.org/zeronuclear2015