Licata, costa meridionale della Sicilia, splendido scorcio affacciato sul mare del Canale. Parte di quel sud dell’Italia lontano…e troppe volte dimenticato. Non certo dai petrolieri però, che, senza alcuno scrupolo, vorrebbero sfruttarne le risorse di idrocarburi fino all’ultimo goccia, a dispetto dei rischi che questo implicherebbe per un’economia locale già fragile, basata principalmente su turismo e pesca. E, per giunta, senza dare nulla in cambio: nessuna autonomia energetica (anche se estraessimo tutto il petrolio dei nostri mari, questo non servirebbe che a soddisfare i fabbisogni del nostro Paese per non più di 8 settimane), quasi nessun posto di lavoro, nessun incremento delle entrate dei comuni (le royalties italiane sono tra le più base al mondo).

Arriviamo a Licata a bordo della Rainbow Warrior venerdì mattina, accolti da scolaresche sorridenti e cittadini curiosi, informati del nostro arrivo dai comitati locali contrari alle trivellazioni. Una scelta precisa, quella di far ripartire da qui il nostro tour “Non è un Paese per fossili”: siamo in Sicilia per dire no al decreto “Sblocca Trivelle” di Renzi, e per sostenere la lotta a tutela del mare dei “comitatini” che il governo centrale cerca di schiacciare, imponendo dall’alto una politica che vorrebbe dettare le linee di sviluppo - o di “non sviluppo” - dei territori senza magari nemmeno conoscerli (ci chiediamo: Renzi è mai stato a Licata? Sa di cosa hanno bisogno davvero qui?).

 

Perché Licata? Perché al largo di queste coste ha da poco ricevuto parere positivo dal ministero dell’Ambiente il progetto “Off-shore Ibleo”, che prevede 6 nuovi pozzi di coltivazione, 2 pozzi di ricerca, e una nuova piattaforma da affiancare a quella già visibile dalla costa. Parere contro il quale Greenpeace ha iniziato un procedimento legale, insieme a altre sette associazioni e 5 amministrazioni locali - tra cui lo stesso Comune di Licata - presso il TAR del Lazio, denunciando le gravi lacune della valutazione di impatto ambientale rilasciata.  Perché questo purtroppo non è l’unico, ma solo il primo di una serie di progetti che, se autorizzati, riempirebbero il Canale di Sicilia di trivelle, senza lasciar scampo neanche a un pezzettino di costa, da Capo Passero fino a Sciacca. Infine, perché da qui, da tutto il ragusano, sta partendo  - e pian piano crescendo - una ferma opposizione dei territori a questi progetti.

Per questi motivi, venerdì mattina abbiamo deciso di iniziare ospitando a bordo della nostra nave simbolo il primo incontro di coordinamento dei comuni siciliani contro le trivellazioni in mare: presenti ANCI Sicilia e ben 8 amministrazioni, mentre altre 12, pur non potendo partecipare, hanno fatto sapere di essere al nostro fianco in questa battaglia! Un movimento in continua crescita, se si pensa che solo qualche mese fa a Palermo erano presenti i rappresentati di 3 sole amministrazioni.

L’obiettivo dell’incontro è subito chiaro: basta proclami, è tempo di agire! I comuni devono attivarsi subito per fermare i progetti di trivellazione e le misure del decreto Sblocca Italia che ne favoriscono una deregulation. E questo accade con naturalezza: nasce subito la proposta di far passare una delibera in tutti i comuni siciliani, per chiedere al Governatore della Regione Siciliana di impugnare l’art.38 del Decreto - che riguarda le trivelle - come incostituzionale per fermare i piani del governo. ANCI Sicilia si offre di coordinare questa azione, inviando la delibera a tutti i comuni. E il Comune di Noto decide di ospitare la prossima riunione di coordinamento, il 3 novembre: non c’è tempo da perdere! Alle 15 siamo convocati in comune per un consiglio comunale aperto, per informare i cittadini della minaccia trivelle. E il pomeriggio, sulla Rainbow Warrior, è la volta dei comitati. Quasi 40 persone appartenenti a oltre 20 comitati diversi provenienti da diversi comuni della zona si riuniscono nella nostra sala conferenze: alcuni si conoscono in questa occasione, tutti si confrontano, si organizzano, fanno proposte. E’ emozionante vedere come i cittadini si stiano attivando, come finalmente siamo usciti dal torpore, quanta voglia di fare ci sia per fermare i piani del governo centrale, intenzionato a svendere il nostro mare e i nostri territori alle lobby del petrolio.  

 

Il sabato e la domenica seguenti, a livello di emozioni, sono all’altezza del venerdì appena trascorso. La nave, aperta al pubblico, è un pullulare di persone: bambini, ragazzi, anziani, tutti ci guardano sorridenti, ci ringraziano per essere lì, lì dove nessuno è mai andato, ad ascoltarli, ad aiutarli. Gli instancabili volontari li accompagnano a visitare la nave e il primo giorno sono già in 700 salire a bordo. Quasi impensabile per questo piccolo centro, un segnale di grande risposta da parte del territorio!

Grazie Licata, per averci accolto con tanto calore! Greenpeace è e sarà sempre al fianco dei cittadini, in prima linea per combattere questa battaglia e per promuovere un futuro ben diverso da quello che vuole imporci adesso il nostro governo: un futuro fatto di tutela del mare, rinnovabili e efficienza energetica, il solo che possa davvero portarci fuori da questa crisi.  Perché ancora una volta insieme a tutta la Sicilia vogliamo far sentire forte e chiaro il nostro messaggio: U mari nun si spirtusa”!

 

Giorgia Monti, Campaigner Mare