Sono certa che quando tornerò in città, autobus-ufficio-traffico, mi fermerò ogni tanto a pensare “chissà cosa stanno facendo ora sulla Rainbow Warrior, in mare aperto”…

Già, perché la nostra Guerriera dell’Arcobaleno non è soltanto una nave che porta avanti le campagne di Greenpeace, ma l’insieme di storie diverse – anche personali – che si intrecciano fra loro. C’è un equipaggio che vive, sogna e lavora sodo ogni giorno su questo veliero che se ne va in giro per il mondo a salvare il Pianeta.

Non potendo raccontare tutte le loro storie –sarebbe un romanzo!- ho deciso di fare qualche domanda ad alcuni di loro, prima di partire.

Angelo Musco, il secondo ufficiale, che è italiano, di Palermo, conosce bene questo mare di Sicilia e le sue bellezze. Quando gli ho chiesto perché aveva scelto di fare questo lavoro, è andato dritto al punto: “Faccio quello che faccio perché riesco a vedere la bellezza e la fragilità del Pianeta e credo fermamente che le azioni di pochi possano ispirare le coscienze di molti”.

Daniel Bravo Garibi invece è messicano, ed è un cuoco-attivista. Ogni sera cucina per tutti, ma soprattutto ogni volta che c’è un’azione, è pronto a partire.

“Sono chef di professione, e attivista per avere un futuro migliore. Amo la natura”. Volontario di Greenpeace in Messico, ci ha raccontato di aver rifiutato una proposta di lavoro molto allettante per partire con la Rainbow Warrior. “Faccio il mio lavoro nel migliore dei modi…d’altro canto l’alimentazione è legata al futuro del Pianeta, e scegliendo bene il nostro cibo possiamo fare molti passi avanti per essere più sostenibili. Ognuno di noi può fare la sua parte, decidendo di diventare vegetariano oppure, se si è onnivori, facendo più attenzione a quel che si mangia. Uno dei momenti più belli per me è proprio quello in cui scelgo gli alimenti al mercato: a km 0, per abbattere la filiera, selezionando ingredienti biologici e comprando direttamente dai produttori”.

E poi c’è Penny, Penelope Gardner, inglese, professione nostromo, quando le abbiamo chiesto come mai avesse scelto di imbarcarsi con Greenpeace ci ha detto: “La vita è breve e questo significa che il nostro tempo è molto prezioso. Per questo sono qui, perché credo che lavoriamo tutti in una grande associazione che può fare la differenza e cambiare le cose. Se non fossi qui, farei comunque qualcosa per aiutare il nostro fragile Pianeta”.

L’ultima foto-ricordo di questo viaggio l’ho dedicata a Igor Popov, russo, elettricista, “l’uomo delle macchine”, che parla poco ed è sempre impegnato.

Mi ha detto solo: “Sarò breve: lavoro qui per i miei figli. Per dar loro un vero futuro”.

Come dargli torto?

 

 

Carlotta Giovannucci - Digital Unit, Greenpeace Italia