Il poco interesse del nostro ministero dell’Ambiente rispetto alle richieste di Greenpeace sull’applicazione della direttiva ‘rifiuti elettronici’ in Italia è risaputo. E che dovessimo rivolgerci alle istituzioni europee per avere un qualche segnale sembrava ormai un passo obbligato. Ma che addirittura la Commissione europea decidesse in pochi mesi di usare i dati delle nostre inchieste come contro-altare delle risposte ufficiali dell’Italia non me lo sarei proprio aspettato.

Solo tre anni fa eravamo in riunione a pianificare un progetto per capire quale fosse lo stato dei CdR in Italia, i Centri di Raccolta dei Rifiuti adibiti anche alla raccolta di quelli elettrici ed elettronici. Insieme al coinvolgimento di tanti volontari di Greenpeace, abbiamo realizzato l’inchiesta. Nel 2009, l’80% dei CdR aveva una struttura o una gestione amministrativa non in linea con la normativa. Un anno dopo pubblicavamo l’esito di un’altra ricerca, questa volta sulla mancata applicazione del decreto “uno contro uno” che impone al rivenditore di ritirare, a titolo gratuito, il prodotto hi-tech usato a fronte di un nuovo acquisto: il 51 per cento dei rivenditori hi-tech non era in linea con la legge.

Questo importante riconoscimento politico dell’Unione europea, che utilizzerà il nostro lavoro di ricerca per valutare le risposte ufficiali dell’Italia, è un bel risultato per noi. A Greenpeace sono responsabile della campagna Inquinamento da dieci anni, è davvero motivante vedere come cresce ogni giorno la credibilità della nostra organizzazione.


Vittoria Polidori

Responsabile campagna Inquinamento

Greenpeace Italia