Il carbone di ENEL costa più di un morto al giorno, tutti i giorni dell'anno. ENEL è il maggior utilizzatore di carbone per produrre la sua elettricità. Bisogna farla smettere.

Con la  campagna – "Facciamo Luce Su ENEL" – abbiamo reso pubblici gli impatti ambientali e sanitari e i costi scaricati su ambiente e cittadini del carbone utilizzato da ENEL per produrre energia elettrica. Il carbone è la fonte energetica più nociva per il clima e la salute e ENEL è l'azienda che, in Italia, ne è di gran lunga la principale utilizzatrice. Quasi i tre quarti di tutta l’elettricità prodotta in Italia con il carbone è di ENEL; che col carbone produce (dati 2011) il 41% della sua elettricità. Un dato che, con i nuovi progetti di Porto Tolle e Rossano Calabro, supererà il 50%. Questa è una scelta sostenibile? No, non lo è affatto.

Dalla nostre analisi – documentate anche attraverso rapporti tecnici indipendenti – emergono queste principali accuse a ENEL:
è il primo emettitore di CO2 con tendenza all’aumento nel 2011, sia in Italia (dove ENEL è da sempre al primo posto tra i grandi inquinatori) che in Europa (dove ENEL è al 4° posto), in controtendenza rispetto all’andamento generale;
il suo carbone uccide: la mortalità prematura  nella popolazione esposta alle emissioni delle sue centrali a carbone sono valutabili in circa 1 morte prematura al giorno in Italia, e circa 3 morti premature al giorno in Europa;
causa danni economici ingenti al Paese (quasi 1,8 miliardi di euro l’anno) e all’Europa (4,3 miliardi di euro l’anno) calcolati secondo la metodologia dell’Agenzia europea per l’ambiente, come risulta dal rapporto commissionato alla fondazione olandese SOMO, qui in versione integrale.
ENEL conferma la sua volontà di sviluppare piani di ulteriore sviluppo della quota di elettricità da carbone – già oggi superiore al 40% in Italia – insistendo sui progetti di Porto Tolle e Rossano Calabro con i quali supererebbe il 50% di produzione elettrica a carbone;

Questo quadro, già grave, è ancora più scandaloso se si pensa che a guadagnarci dall’utilizzo del carbone per produrre elettricità è solo ENEL, non certo i consumatori di elettricità, a causa del meccanismo di definizione dei prezzi vigente. E usando il carbone l’azienda ci guadagna e non poco: infatti  le stime dei ricavi lordi per la produzione della sola centrale di Brindisi nel 2009 sono dell’ordine dei 5-600 milioni di euro, mentre i costi scaricati su ambiente e salute (mortalità prematura inclusa), secondo la stima dell’Agenzia europea per l’ambiente, oscillano tra 537 e 707 milioni di euro. Usando il carbone ENEL privatizza un profitto scaricando su ambiente e salute costi dello stesso ordine di grandezza.

Solo pochi giorni fa abbiamo vinto sull’azienda in un’aula di tribunale. Eravamo stati citati in giudizio da ENEL, con l’accusa di averla diffamata con falsità, colpiti da richieste di risarcimento esorbitanti. Il giudice, invece, ha dato ragione a Greenpeace. Le motivazioni della sentenza sono chiare: “il nucleo essenziale della notizia riportata da Greenpeace è conforme a verità…”. Il giudice ha verificato, inoltre, come gli esiti della ricerca con cui accusiamo ENEL di essere causa di una morte prematura al giorno in Italia non “sono stati contestati dalle società ricorrenti [gruppo ENEL] essendone peraltro l’ENEL stata portata tempestivamente a conoscenza”. In altre parole, l’azienda non è stata in grado di smentirci.

ENEL, con atteggiamento francamente stucchevole, ha annunciato ulteriore ricorso. Ma noi abbiamo finito la fase “istruttoria” delle nostre indagini per la quale, in modo parodistico, avevamo usato una linea di comunicazione e toni da poliziesco (con espressioni come “sporca storia”, “killer del clima”, etc.) che ha così tanto scandalizzato i vertici di ENEL. Ma altri sono gli aspetti davvero scandalosi della vicenda: la pretesa di ENEL di non avere alcuna responsabilità dell’impatto sanitario, oltre che climatico, generato dal carbone (un morto al giorno l’impatto valutato per le centrali ENEL) e l’arroganza di chi vuole censurare una voce critica senza esser capace di rispondere nel merito della questione.

Eppure la storia di quest’azienda in campo ambientale non è certo tutta rose e fiori. Già una volta i vertici di ENEL sono stati condannati – con sentenza definitiva – per la centrale di Porto Tolle che non era mai stata messa a norma per le emissioni al camino, come descritto nella nostra contro-relazione (pag 12); e un secondo processo sempre su questa vicenda inizierà in queste settimane e Greenpeace si è costituita parte civile con altre associazioni. ENEL è anche stata rinviata a giudizio a Brindisi per la gestione dei rifiuti della centrale a carbone, nonché aspramente contestata a Civitavecchia per episodi di inquinamento.

Abbiamo già “fatto luce” su ENEL, ma molto resta ancora da fare. Chi ci ha portato in tribunale e continua a volerlo fare per zittirci sarà, d’ora in avanti, “sotto processo” per le sue scelte antiambientali e contro la salute delle persone. E i giudici sarete voi.

Continueremo la nostra protesta contro il killer del clima n.1 del Paese anche per dare voce alla vostra domanda di un futuro migliore: salvare il Pianeta dalle conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti climatici e ridurre drasticamente i costi ambientali e sanitari delle produzione di energia in Italia.
Le richieste di Greenpeace sono:
- ritiro immediato dei progetti di conversione a carbone degli impianti di Porto Tolle e Rossano Calabro;
- taglio del 50 per cento della attuale produzione elettrica da carbone entro 2020;
- eliminazione definitiva della produzione elettrica da carbone entro il 2030;
- contestuale sostituzione con le fonti rinnovabili della produzione da carbone.

Giuseppe Onufrio,
Direttore Esecutivo