A 30 giorni dall'azione nel Mar di Pechora, oltre 10mila persone in tutto il mondo hanno partecipato ad 85 eventi di solidarietà per chiedere la liberazione dei nostri #Arctic30. Anche a Napoli, questa sera, sit-in in Piazza Dante per chiedere la liberazione di Cristian D'Alessandro.
Lo sdegno per la repressione violenta delle proteste pacifiche di ormai un mese fa sta facendo il giro del mondo: uno striscione è stato aperto alla base del monte Everest, mentre a Città del Messico gli attivisti di Greenpeace hanno costruito una cella attorno al monumento a Gandhi.
Nel centro di Groningen (Olanda), città natale di uno degli attivisti imprigionati e città gemellata con Murmansk, è stata eretta una gabbia gigantesca. A Bangkok la gente si è radunata al tempio di Wat Phra Kaeo e ha composto con i fiori la scritta “Free the Arctic 30”. La stessa scritta è stata proiettata sull’Alahambra, a Granada, in Spagna. In India, a Bangalore, il raduno è stato indetto a “Freedom Park”, dove una volta c’era una prigione, mentre in Germania da settimane si svolge una lunga e partecipata veglia.
venerdì 18 ottobre 2013
30 Days of Injustice Global Day of Solidarity in New Zealand © Greenpeace / Nigel Marple
Gli Arctic 30 erano nel Mar Artico per difendere un ambiente fragile per tutti noi e ora dobbiamo sostenerli. La loro detenzione è un attacco a chiunque chieda un futuro migliore per sé e per i propri figli. Non pensiamo di essere al di sopra della legge, ma i nostri attivisti non sono pirati e quest’accusa è un chiaro tentativo di soffocare una protesta pacifica. Per questo chiediamo il loro immediato rilascio.
venerdì 18 ottobre 2013
30 Days of Injustice Global Day of Solidarity in Spain © Pablo Blazquez / Greenpeace
Intanto il nostro appello per chiedere #FreeTheArctic30 ha raggiunto
il milione e mezzo di adesioni in tutto il mondo. In parallelo, si moltiplicano le richieste al Presidente Putin di riconsiderare le accuse di pirateria mosse nei confronti degli Arctic 30. Il primo ministro tedesco Angela Merkel lo ha chiamato personalmente, mentre 11 Nobel per la Pace gli hanno rivolto un appello, rilanciato in Italia anche da Dario Fo. La prossima settimana il Parlamento britannico discuterà la questione e deciderà come intervenire.
Greenpeace ha anche inviato una lettera a Paolo Scaroni, AD di ENI per ringraziare dell’iniziativa che ha voluto prendere, nel rispondere a un appello dei parlamentari Anzaldi, de Petris e Mollea, a favore degli attivisti detenuti in Russia. Un gesto importante proprio perché viene da un partner industriale di Gazprom, azienda russa di cui contestiamo i progetti industriali nell’Artico. Nelle prossime settimane, su proposta di ENI, si terrà un incontro per aggiornare l’azienda sulla situazione degli attivisti arrestati e sugli aspetti ambientali dei progetti di ENI, nell’Artico come nel Mediterraneo, per i quali riteniamo ci
siano maggiori criticità.
Questa mattina il presidente del Board di Shell – altro partner strategico di Gazprom nell’Artico – ha dichiarato in Finlandia che l’attivista finlandese Sini Saarela dovrebbe essere liberata. Il nostro augurio è che ora l’AD di Shell, Peter Voser, rompa con Gazprom e faccia il possibile per la liberazione degli Arctic 30.