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Cosa si nasconde in una scatoletta di tonno?

News - 17 novembre, 2011
Quando metti nel carrello della spesa una scatoletta di tonno, non sai cosa compri davvero. Il nostro monitoraggio sulle etichette di oltre duemila scatolette dei marchi più diffusi parla chiaro: l’industria del tonno è poco trasparente. Cosa vogliono nasconderci?

Il nuovo rapporto “I segreti del tonno. Cosa si nasconde in una scatoletta?” è frutto del lavoro dei nostri volontari che dopo l’estate hanno fatto visita a 173 punti vendita e raccolto informazioni sulle etichette di oltre duemila scatolette.

Ecco i risultati:
-    nella metà dei casi non sappiamo che specie di tonno mangiamo;
-    pochi ci dicono da dove arriva: solo il 7 per cento delle scatolette indica l’area di pesca;
-    quasi nessuno specifica come è stato pescato: nel 97 per cento delle scatolette, infatti, il metodo di pesca non è indicato.

Dopo due anni dal lancio della campagna “Tonno in trappola” la situazione non è migliorata. Se alcune aziende hanno aggiunto delle informazioni in più sulle etichette, la maggior parte dei prodotti non offre garanzie né sul tipo di tonno che portiamo in tavola, né sulla sostenibilità dei metodi con cui è stato pescato.

Eccessiva, indiscriminata e troppo spesso illegale, la pesca del tonno minaccia l’intero ecosistema marino. Cinque delle otto specie di tonno di interesse commerciale sono minacciate, compreso il tonno pinna gialla, il più consumato in Italia. Spesso nelle scatolette finisce tonno pescato con metodi distruttivi, come i palamiti e le reti a circuizione con “sistemi di aggregazione per pesci” (FAD), che causano ogni anno la morte di migliaia di esemplari giovanili di tonno, squali, mante e tartarughe marine.

Tra i marchi meno trasparenti MareAperto STAR, Maruzzella, Consorcio e Nostromo. Riomare non specifica mai area e metodo di pesca: vuole nascondere che userà metodi di pesca sostenibili solo nel 45 per cento dei suoi prodotti? Mareblu non dice come viene pescato il proprio tonno: forse non vuol far sapere ai consumatori italiani che si è impegnata per una pesca sostenibile senza FAD solo sul mercato inglese? Se un’azienda vuole, può essere trasparente. AsdoMar, per esempio, ha iniziato a riportare il nome della specie, l'area di pesca e il metodo utilizzato - anche se non specifica ancora l'eventuale uso di FAD.

Oggi i consumatori italiani sono complici senza saperlo della distruzione dei mari. In Inghilterra tutti i più importanti marchi hanno deciso di utilizzare solo tonno pescato in modo sostenibile, mentre in Italia non esiste ancora una scatoletta di tonno 100 per cento sostenibile. Cosa stiamo aspettando?
   
Chiediamo al settore del tonno in scatola di garantire piena tracciabilità e trasparenza, di non utilizzare specie a rischio e di impegnarsi a vendere solo tonno pescato in maniera sostenibile, per esempio con amo e lenza o senza FAD.

ENTRA IN AZIONE
Un cambiamento è possibile anche grazie alle scelte dei consumatori. Tu sai che tonno mangi? Dì la tua su www.tonnointrappola.it . Partecipa al nostro sondaggio!

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