Il ritardo sarebbe motivato dal fatto che gli
strumenti di misura del livello dell'acqua nel reattore per settimane hanno fornito dati errati: il livello era in realtà
1,5 metri inferiore a quanto indicato. Un malfunzionamento che non era difficile ipotizzare dopo l'esplosione di idrogeno che aveva scoperchiato il reattore n.1, poche ore dopo il terremoto/tsunami dell'11 marzo.
Mentre
TEPCO continua a riscontrare crepe e perdite di acqua dalle varie componenti della centrale, con relativa contaminazione per terra e per mare, adesso anche lo scenario apocalittico della
"lava" di uranio radioattivo che scava il fondo del cuore del reattore, il cosiddetto
"vessel", entra a far parte ufficialmente nell'elenco dei problemi che il disastro nucleare di Fukushima aggiunge a un Paese già in ginocchio per il sisma.
Ovviamente,
la situazione è ben peggiore rispetto a quanto TEPCO e il governo del Giappone hanno cercato di farci credere e il rischio di una rapida "escalation" dell'incidente non può essere escluso.
Dopo
Cernobyl, un disastro i cui costi economici e sociali ebbero un peso nel crollo dell'URSS, anche
Fukushima si presenta come un mostro incontrollabile con cui i giapponesi dovranno fare a lungo i conti.
I dati raccolti da una missione nippo-americana non solo hanno mostrato
radioattività nell'aria fino a 80km dalla centrale di Fukushima (e così si spiega la richiesta USA di evacuazione fino a tale distanza) ma, come si vede nella mappa qui a fianco, evidenziano la pesante contaminazione da
Cesio-137 anche oltre la fascia di rispetto dei 30 km.
Per confronto, secondo i criteri utilizzati dopo Cernobyl, ci dovrebbe essere un'evacuazione completa dalle
aree in rosso e almeno parziale di quelle
in giallo. In queste aree, ma anche nell'
area in verde, e in parte in quella
in azzurro, i raccolti dovrebbero essere distrutti e l'agricoltura vietata fino alla decontaminazione del suolo.
La
decontaminazione dei suoli circostanti la centrale, potrebbe richiedere
fino a 3 secoli. Il periodo di dimezzamento della radioattività del
Cesio-137 è infatti di
oltre 30 anni e, nel caso di una contaminazione elevata, possono essere necessari una decina di cicli di dimezzamento della radioattività per rendere le aree maggiormante contaminate accessibili alle normali attività umane.