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Acqua potabile avvelenata dall'hi-tech

News - 8 febbraio, 2007
L'industria hi-tech sta inquinando fiumi e falde acquifere in Asia e Messico. Le fabbriche di componenti elettronici rilasciano sostanze tossiche che hanno un impatto disastroso sull'ambiente. Lo rivela oggi Greenpeace nel nuovo rapporto "Cutting Edge Contamination".

L'industria hi-tech sta inquinando fiumi e falde acquifere in Asia e Messico! Questa foto si riferisce a un impianto industriale in Thailandia.

Analisi condotte dai laboratori di ricerca hanno scovato diversi composti tossici nei pressi delle zone di produzione di semiconduttori: i PBDE, un gruppo di ritardanti di fiamma bromurati, gli ftalati, usati per ammorbidire le sostanze plastiche, composti volatili del cloro e metalli pesanti.

In uno dei siti esaminati da Greenpeace, nelle Filippine, l'acqua potabile conteneva concentrazioni di cloro anche 70 volte superiori ai limiti fissati dall'Agenzia statunitense per l'ambiente. In altri casi sono state trovate forti concentrazioni di rame nell'acqua. In Messico, nelle acque di scarico dell'IBM a Guadalajara, è stato trovato tra i composti tossici il nolifenolo, potente interferente endocrino. Anche i lavoratori sono pericolosamente esposti a queste sostanze tossiche.

 

Mentre il profitto dell'industria hi-tech cresce, in Asia e Messico viene avvelenato il bene più prezioso, l'acqua. Intanto in Cina e India continuano ad accumularsi montagne di rifiuti elettronici altamente tossici.

L'industria hi-tech deve assumersi la responsabilità dei danni che sta provocando. Dalla produzione alla fine del ciclo di vita dei prodotti, aziende come IBM, HP, Intel, Sony, Sanyo devono garantire misure efficaci per la tutela dell'ambiente e la salute dei consumatori. È necessaria una maggiore trasparenza: attualmente non si sa precisamente quali fabbriche di componenti riforniscano i marchi più noti di computer, fotocamere e videocamere.

L' "Eco-guida ai prodotti elettronici" lanciata da Greenpeace nei mesi scorsi si è rivelata uno strumento utile per valutare l'impegno di queste aziende nella sostituzione dei composti chimici pericolosi e nel riciclaggio dei riufiti tecnologici. La corsa per produrre prodotti ecologici è partita. Dovranno essere sempre di più le aziende hi-tech che puntano al primo posto!