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Venti anni fa, la catastrofe nucleare di Cernobyl

La testimonianza di Elena, una delle vittime dell'incidente

News - 26 aprile, 2006
Il 26 aprile del 1986, a causa di un esperimento avventato, esplode l'unità numero 4 della centrale nucleare di Cernobyl, in Ucraina. I rischi del nucleare diventano di colpo una minaccia concreta per centinaia di migliaia di persone, non solo in Russia, ma in tutta Europa. Le cifre, le statistiche, le tesi dei politici e i discorsi degli scienziati non ci aiutano a capire fino in fondo quanto siano state drammatiche le conseguenze di questo incidente. La testimonianza di Elena - una delle vittime, che oggi ha 24 anni e vive a Gomel, vicino Cernobyl - non ha invece bisogno di commenti.

Elena con la sorella Irina.

La testimonianza di Elena

Nel 1986 avevo 5 anni. Non ricordo molto bene quel giorno, ma è stato l'inizio di un calvario per la mia famiglia. A casa mia non si parla spesso dell'incidente, ma ricordo le parole di mia madre.

Era una giornata bellissima. Piena di sole. Io giocavo in giardino con mio fratello, mentre mia sorella, di appena due settimane, dormiva nella carrozzina all'ombra di un albero. Improvvisamente il cielo si riempì di nuvole scure e minacciose e si levò un forte vento. Mia madre ci disse di rientrare in casa, ma mentre stavano raccogliendo i nostri giocattoli, cominciò a piovere.

Quelle poche gocce di pioggia hanno cambiatoper sempre le nostre vite.

Cernobyl ha rovinato la mia infanzia. Non potevo più stare al sole, perché il sole era diventato pericoloso. Non potevo più fare il bagno al fiume, perchè l'acqua del fiume era contaminata. Ho dovuto anche rinunciare alle cose di cui ero più golosa, come i funghi e i frutti di bosco. Non è stato facile abituarmi a tutte queste restrizioni. Nel 1998, dopo essermi diplomata con buoni voti, volevo iscrivermi all'università. Ma non avevo fatto bene i conti con Cernobyl.

Invece di entrare in un college mi sono ritrovata in un ospedale, con una diagnosi di tumore al cervello.

A 20 anni di distanza, mi fa rabbia sentire che l'industria nucleare fa di tutto per minimizzare gli effetti del disastro e vorrebbe usarci come discarica per le scorie nucleari di tutto il mondo. Chi sostiene che il futuro è nell'energia nucleare dovrebbe venire ad abitare per un po' nella mia città, insieme a quelli che, come me, sono costretti, ogni giorno, a subire la contaminazione radioattiva.

Greenpeace ha presentato otto giorni fa un rapporto redatto in collaborazione con 52 scienziati dell'Accademia delle Scienze russa, per fare il punto della situazione sugli impatti sanitari di quello che è il più grave incidente nucleare della storia. Secondo il nostro rapporto, l'impatto di Cernobyl sulla salute è stato largamente sottostimato dalle valutazioni ufficiali dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica.

Per ricordare il lato umano della tragedia, Greenpeace ha inoltre organizzato una mostra fotografica, che In Italia è inserita all'interno del Festival Internazionale della Fotografia di Roma. Le immagini di Robert Knoth ci ricordano che le vite umane sono più di un numero: dietro ogni dato statistico c'è una persona che, proprio come Elena, sta pagando un prezzo altissimo. Ed è un prezzo che nessun altro dovrà pagare in futuro.

Cernobyl è un capitolo tutt'altro che chiuso. Ci sono problemi di sicurezza enormi. Il sarcofago che copre il reattore 4 è stato costruito per durare non più di 30 anni e una soluzione a lungo termine non è ancora stata trovata. Lo stato dell'attuale sarcofago va peggiorando sempre di più. Le misure di stabilizzazione sono andate a rilento e non tutte le parti della struttura attuale sono raggiungibili. Si è visto che il recupero delle masse contenenti il combustibile nucleare del reattore 4 è molto complicato e costoso e per questa ragione è stato eliminato. Un eventuale collasso della struttura attuale avrebbe come conseguenza un rilascio di radioattività significativo fino a distanze di 50 chilometri e oltre, mentre le conseguenze potrebbero essere gravi in un raggio fino a 20 chilometri.

Firma la petizione per dire NO al nucleare

Firma la nostra petizione per chiedere al Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan e al Direttore generale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica El Bharadei di fermare la promozione di una industria sporca e pericolosa. L'ONU dovrebbe concentrare le sue risorse sul disarmo e per la pace nel mondo. Se vuoi, puoi scrivere un commento personale per opporti all'energia nucleare e noi invieremo le firme e i commenti all'ONU.

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La Campagna Energia e clima di Greenpeace punta eliminare la dipendenza dalle fonti fossili dell'intero settore produttivo in favore di un'economia basata sulle fonti rinnovabili e sulle tecnologie efficienti, per contrastare il cambiamento climatico e assicurare un futuro sostenibile alle future generazioni.

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