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Notizie agghiaccianti dall’Artico

News - 2 settembre, 2008
I ghiacci dell'Artico stanno scomparendo. È l'ennesimo grido d'allarme sugli effetti del riscaldamento globale. Dopo i record negativi registrati nel 2005 e nel 2007, il 2008 conferma un agghiacciante trend nella riduzione della calotta polare. In grave pericolo gli orsi polari.

La calotta polare sta scomparendo. Orsi polari a rischio estinzione.

La calotta polare - costituita dai ghiacci che poggiano sul livello del mare - ha sempre avuto un andamento ciclico, raggiungendo l'estensione minima a fine estate, per poi riformarsi in autunno e inverno. Il picco dell'estensione minima è passato dai 5 milioni di chilometri quadrati di settembre 2005, ai 4,3 milioni del 2007. Ora siamo nuovamente attorno 5 milioni di chilometri quadrati, ma con ancora tre settimane di estate artica da affrontare.

La rapidità con cui si stanno registrando i cambiamenti nell'Artico ha portato gli scienziati della NASA ad affermare che la perdita totale della calotta polare potrebbe avvenire tra appena 5-10 anni, ben prima del 2030, termine indicato l'anno scorso. Il fenomeno è in drammatica accelerazione.

Se la calotta polare dovesse scomparire non ci saranno effetti sull'innalzamento del livello dei mari, ma sarebbe forse la fine per gli orsi polari, la cui sopravvivenza è già oggi messa alla prova. Qualora, invece, dovessero fondersi i ghiacci su terraferma della Groenlandia, il livello degli oceani aumenterebbe invece di circa 7 metri, con costi gravissimi per l'economia mondiale e ingenti perdite di vite umane.

Di fronte a una simile tragedia, nulla sembra fermare gli appetiti delle maggiori economie del mondo, come Usa, Canada, e Russia, pronte a darsi battaglia per saccheggiare le riserve petrolifere dell'Artico, ora accessibili a causa del ritiro dei ghiacci. Una logica perversa che spingerà il Pianeta dritto verso il collasso climatico.

Secondo Greenpeace è ancora possibile evitare di superare il "punto di non ritorno", ma occorre ridurre il più velocemente possibile la nostra dipendenza dai combustibili fossili, puntando su fonti rinnovabili e misure di efficienza energetica.

Una rivoluzione energetica pulita è alla nostra portata, ma occorre che la determinazione politica sia più forte degli interessi particolari dell'industria legata a petrolio e carbone. Il carbone è il primo combustibile nemico del clima, in quanto responsabile di circa un terzo delle emissioni mondiali di gas serra.

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