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Centrale a carbone ferma in Inghilterra

25 attivisti di Greenpeace bloccano la centrale elettrica di Didcot

News - 3 novembre, 2006
Venticinque attivisti di Greenpeace hanno occupato la centrale a carbone di Didcot, uno degli impianti più inquinanti e meno efficienti di tutta l'Inghilterra. Greenpeace chiede a Blair di chiudere queste "centrali dinosauro" e puntare su un modello di produzione di energia più distribuito, all'insegna delle rinnovabili.

Venticinque attivisti di Greenpeace sono entrati in azione, occupando la centrale elettrica a carbone di Didcot, in Inghilterra. La centrael di Didcot è uno degli impianti più inquinanti e meno efficienti di tutta l'Inghilterra.

L'azione è iniziata due giorni fa, all'alba: un primo gruppo di volontari ha bloccato i nastri trasportatori del carbone, incatenandosi ai macchinari; un secondo gruppo ha invece scalato una ciminiera alta 200 metri, dipingendo sulla parete la scritta "Blair' legacy" [ L'eredità di Blair ].

Solo lunedì scorso Il Primo Ministro inglese aveva affermato in pubblico che il cambiamento climatico è una catastrofe che minaccia la nostra civiltà. Mentre Blair rilascia queste dichiarazioni, ogni giorno, tuttavia, decine di migliaia di tonnellate di CO2 vengono immesse in atmosfera da impianti obsoleti, inefficienti e inquinanti come quello di Didcot.

La centrale di Didcot è la centrale più inquinante di tutta l'Inghilterra, dopo quella di Drax, nello Yorkshire. Ed è anche una di quelle meno efficienti, perché quasi i due terzi dell'energia prodotta svanisce nel nulla, invece di arrivare nelle case dei cittadini inglesi, a causa della dispersione di calore legata alla tipologia degli impianti.

Greenpeace chiede al Governo inglese maggiore coerenza. Blair dovrebbe far seguire alle belle parole i fatti: le centrali a carbone come quella di Didcot devono essere dismesse e bisogna ripensare in modo radicale tutto il settore dell'energia elettrica: i grandi "impianti dinosauro" devono cedere il posto a un network di produzione snello, capillare e distribuito che consenta l'impiego di impianti più piccoli e più efficienti.

Questo modello "decentralizzato", unito allo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile, ha già dimostrato, sul campo, di essere una soluzione valida. Per alcune importanti città europee come Copenaghen, in Danimarca, e Malmo, in Svezia questo modello è già una realtà di successo.

Il potenziale delle rinnovabili è d'altra parte enorme: secondo due nuovi rapporti di Greenpeace, "Solar Generation III" e "Global Wind Energy Outlook 2006", due miliardi di famiglie nel mondo potranno beneficiare , entro il 2025, di energia elettrica grazie al solare fotovoltaico. Entro il 2050 potrà invece arrivare dal vento circa il 34 per cento dell'energia mondiale. Il vento permetterà di "risparmiare" - ossia di non emettere in atmosfera - ben 110 miliardi di tonnellate di CO2 da qui al 2050, che corrispondono alle emissioni di anidride carbonica dell'intera Europa in un arco di tempo di 25 anni.

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