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Dalle foreste al parquet. Senza ritorno

Storie di ordinaria deforestazione

News - 13 giugno, 2007
Dal cuore delle foreste pluviali ai listoni di parquet. Greenpeace ripercorre le tappe della deforestazione in Congo. Denuncia le illegalità delle operazioni di taglio nella RDC. Blocca la nave Andreas K a Salerno. Ne ispeziona il carico a Ravenna. Marca i tronchi di provenienza RDC e li segue fino alle segherie di Imola. Tre azioni, un'unica storia: quella di una foresta calpestata. E non solo a parole.

Andreas K atto terzo: il carico di legname arriva a destinazione, nelle segherie e negli impianti di lavorazione del legno.

Round 1 - Salerno, 23 maggio 2007

L'azione inizia all'alba, nel porto di Salerno. Greenpeace abborda la nave Andreas K proveniente dal porto di Matadi, nella Repubblica Democratica del Congo e carica di tronchi destinati in gran parte ai produttori italiani. I gommoni di Greenpeace ostacolano le manovre di attracco della nave. I climber si arrampicano sulle gru, issando due enormi striscioni, "Proteggiamo le foreste" e "No alla distruzione delle foreste primarie". Una dozzina di attivisti si incatena ai tronchi, bloccando le operazioni di sbarco per tutta la giornata. Nel pomeriggio arriva la dichiarazione di Pecoraro Scanio: il Ministro appoggia pubblicamente la protesta e sollecita l'intervento del Nucleo Operativo Cites del Corpo Forestale dello Stato, che effettua i controlli di rito sul carico. IL VIDEO

Le foto delle tre azioni di Greenpeace.

Round 2 - Ravenna, 7 giugno 2007

Greenpeace ispeziona il carico Andreas K nel porto di Ravenna e marca i tronchi di provenienza RDC, per ricostruirne il percorso, dalla nave fino alle imprese di trasformazione. IL VIDEO

Il Governo della Repubblica Democratica del Congo ha varato, nel maggio del 2002, una moratoria sull'allocazione di nuovi titoli di taglio. Secondo il recente rapporto diffuso da Greenpeace - "Il saccheggio delle foreste del Congo" - questa moratoria non viene rispettata: ben 107 titoli di taglio su un totale di 156 - un'area di oltre 15 milioni di ettari di foresta - sono stati firmati dopo l'entrata in vigore della moratoria, in palese violazione della legge. Un caso emblematico è quello della Nord-Sud Timber, un vero e proprio colosso del settore che controlla 4,7 milioni di ettari di foresta nella RDC e che, tra il 2002 e il 2003, ha riorganizzato l'assetto dei propri titoli di taglio, abbandonando aree di foresta ormai improduttive e ottenendo nuove concessioni. Quasi il 65 per cento delle aree forestali attualmente controllate dal gruppo si riferiscono a titolo concessi dopo il 2002 in violazione della moratoria.

Round 3 - Imola, 13 giugno 2007

Il legno arriva al capolinea del suo viaggio. Dalle foreste del Congo, alla Sangiorgi Legnami e alla Imola Legno, due impianti di lavorazione di Imola: è questa la destinazione finale di una parte del carico della Andreas K. In queste e in altre aziende, legni come il wengè, l' afrormosia e l' iroko vengono ogni giorno lavorati o anche solo commercializzati, per essere poi esportati e venduti in tutta l'Europa.

Per quanto questi carichi di legname possano essere acquistati con tutti i documenti in regola, i controlli in loco effettuati da Greenpeace dimostrano che la realtà è che le concessioni alle multinazionali per il taglio di questi legnami vengono rilasciate senza alcuna garanzia di trasparenza, provocando così un danno alle aziende di lavorazione del legno che comprano da loro la materia prima. La nostra campagna vuole sensibilizzare proprio chi compra o importa legname dal Bacino del Congo sulla situazione di quell'area che non garantisce in nessun modo una gestione sostenibile delle foreste.

Greenpeace denuncia l'espansione illegale del taglio industriale nella Repubblica Democratica del Congo ai danni delle foreste e delle popolazioni locali. Questa industria distrugge l'ambiente, minaccia la sopravvivenza di gorilla, scimpanzè e bonobo e non porta benessere alla gente del posto. Le foreste vengono acquistate, lottizzate e devastate per pochi spiccioli. Le popolazioni locali vengono messe a tacere con dei contratti capestro e qualche contentino - sacchi di sale, zucchero, caffè - in perfetto stile coloniale.

Greenpeace chiede che tutti i titoli di taglio rilasciati dopo l'entrata in vigore della moratoria del 2002 vengano cancellati: il bacino del Congo custodisce da solo circa l'8 per cento delle riserve mondiali di carbonio. Perdere le foreste del Congo vuol dire compromettere la lotta ai cambiamenti climatici: è un lusso che non possiamo permetterci.

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