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Paura nucleare in Giappone

News - 17 luglio, 2007
Ieri pomeriggio il terremoto in Giappone ha provocato un incendio nella centrale nucleare di Kashiwazaki-Kariwa. Un litro e mezzo di acqua radioattiva fuoriesce dai reattori e finisce in mare. Le catastrofi naturali e gli errori umani sono difficilmente controllabili. Ritorna l'incubo Cernobyl. E sugli impianti si stende l'ombra del terrorismo. Greenpeace ammonisce Enel sui suoi pericolosi investimenti.

Come si vede dalla foto, la costruzione dei reattori di Mochovce è in stato molto avanzato: è troppo tardi per intervenire per migliorare la sicurezza degli impianti.

L'industria nucleare giapponese, la TEPCO, ha taciuto l'incidente per cinque ore, poi ha sminuito le sue conseguenze. Non è la prima volta. Altro esempio recente di mancata trasparenza è l'incidente alla centrale nucleare di Kummel, in Germania, lo scorso giugno. In quel caso i responsabili hanno negato i problemi causati dall'incendio, mentre l'autorità nucleare tedesca ha ammesso i malfunzionamenti che hanno messo il reattore a serio rischio.

Eppure oggi si continua a investire sul nucleare. Non è in questo modo che salveremo il pianeta dai cambiamenti climatici. Costosa, lenta da costruire e anti-economica l'energia nucleare dovrebbe essere eliminata come alternativa per ridurre i gas serra. Lo dimostra il recente rapporto di Greenpeace "I costi economici del nucleare".

Il problema non è legato soltanto alle nuove centrali nucleari, ma anche - e soprattutto - agli investimenti che vengono fatti per prolungare la vita di vecchi impianti inevitabilmente insicuri. Per questo Greenpeace è fortemente critica sugli investimenti nucleari di ENEL a Mochovce, dove verranno completati due reattori sovietici di progettazione degli anni Settanta, senza guscio di protezione da eventi esterni. Altamente rischioso è anche il progetto nucleare sovietico di Belene in Bulgaria, in zona sismica.

Se i progetti di Mochovce e Belene saranno realizzati, costeranno più di tutti gli investimenti di ENEL sulle fonti rinnovabili. Un primato imbarazzante!

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