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Giuseppe Onufrio il nostro neodirettore

News - 30 gennaio, 2009
A diciannove anni organizzava manifestazioni contro il nucleare. Oggi ne ha cinquanta ed è il nuovo direttore esecutivo di Greenpeace Italia. Giuseppe Onufrio, fisico e ricercatore, è un "veterano" dell'organizzazione. Da tre anni direttore delle Campagne, negli anni Novanta è stato anche responsabile della Campagna energia e clima e di quella contro i test atomici. Due le parole d'ordine del nuovo direttore: energia pulita e posti di lavoro.

Giuseppe Onufrio nuovo direttore esecutivo di Greenpeace Italia

Lasciamo la parola al nostro nuovo direttore:

"La mia nomina è una scelta all'insegna della continuità. Sono chiamato a consolidare i miglioramenti che dal 2005 hanno visto Greenpeace rilanciata nella sua efficacia, e rafforzata la base economica e dei sostenitori. Indipendenza ed efficacia rimarranno sempre i criteri guida, mentre la nostra priorità è riuscire a portare la trattativa su clima e foreste a un esito positivo, sconfiggendo le false soluzioni legate al nucleare e continuando a batterci per la difesa del mare."

"Sono cresciuto, sin dagli anni del Liceo, seguendo le teorie della nonviolenza di Danilo Dolci, facendo attivismo ambientalista da studente in Fisica e poi anche da ricercatore." A metà degli anni Novanta, questo impegno si traduce nella Campagna contro i test atomici francesi, della quale ricorda le proteste fatte assieme a Gianna Nannini e l'azione a Brindisi dove, nel 1995, una nave da guerra francese ha quasi affondato la nave Altair di Greenpeace durante un'azione di protesta.

"È vero che chi fa associazionismo gioca spesso un ruolo da Cassandra", spiega Onufrio, "ma è significativo che il primo importante libro pubblicato in Italia sui cambiamenti climatici sia stato realizzato da Greenpeace nel 1992, e che in questo libro fossero presenti tutti i temi ancora oggi oggetto del dibattito."

"La sfida del Ventunesimo secolo sarà quella di riprogettare il sistema di produzione e consumo per tener conto dei limiti ambientali e delle risorse". Su questi temi l'Italia paga una scarsa consapevolezza della classe politica e di parte dell'élite economica, venuta chiaramente allo scoperto nella discussione sul pacchetto energia-clima per il 2020, nella quale l'attuale governo di centrodestra ha polemizzato duramente con i vertici europei (tutti appartenenti peraltro allo stesso campo politico, da Sarkozy a Dimas passando per Barroso)."

"Oggi il nostro paese è in posizione di retroguardia sull'ambiente. Avremmo invece tutte le carte per giocare un ruolo positivo se smettessimo di perdere tempo su nucleare e carbone, e piuttosto ci impegnassimo seriamente su quelle scelte tecnologiche su cui tutti, almeno a parole, sono d'accordo: efficienza e rinnovabili."