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L’Information Technology e il clima

Pagina - 14 gennaio, 2011
La diffusione massiccia delle nuove tecnologie dell’informazione comporta effetti sul clima molto più importanti di quanto si possa immaginare. Ad esempio, la diffusione del Cloud Computing comporterà un forte aumento dei consumi energetici e, quindi, una crescita delle emissioni. D’altra parte, l’information technology può essere parte importante della soluzione.

Secondo uno studio di Greenpeace (Make IT Green: Cloud Computing and its Contribution to Climate Change), i consumi elettrici nel settore dell’Information Technology (IT) potrebbero più che triplicarsi entro il 2020 in assenza di interventi concreti. Imprese come Facebook o Google consumano grandi quantità di energia che necessariamente dovrà essere rinnovabile per evitare pesanti conseguenze climatiche.

Le tecnologie IT possono, allo stesso tempo, essere molto amiche del clima. Ad esempio rendono possibile misurare i consumi energetici e le relative emissioni in tempo reale consentendo all’utente di modificare il suo comportamento. Secondo un report della società McKinsey del 2008, l’utilizzo delle soluzioni IT nei settori dell’edilizia, dei trasporti, dell’industria, dell’energia e nei servizi potrà ridurre le emissioni al 2020 di un 15 per cento rispetto a quelle attuali.

La campagna di Greenpeace “Cool IT Challenge” chiede alle aziende informatiche di diventare leader anche nel combattere il riscaldamento globale. Il settore dell’IT possiede infatti uno spirito innovativo, un sapere tecnologico e un’influenza politica capace di portare a una rapida rivoluzione energetica. L’industria IT deve emergere rispetto alle aziende energetiche più stagnanti per sviluppare un modello di business che aiuti il mondo a raggiungere riduzioni tangibili delle emissioni. Una vittoria per questo settore che diventerà pioniere di un cambiamento globale verso un’economia energetica pulita.

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