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I conti economici

Pagina - 16 dicembre, 2010
Per il Dipartimento USA dell’Energia, l’elettricità da nuovi impianti nucleari è più costosa non solo del gas e del carbone ma anche dell’eolico. E il costo dei reattori è molto più alto di quanto dichiarato da Enel.

Il nucleare è la scelta più costosa e rischiosa

A. Il costo industriale da nuovi impianti nucleari è più alto dell’eolico
Secondo la stima più recente del Dipartimento USA per l’energia (DOE, novembre 2010), il costo industriale dell’elettricità prodotta dai nuovi impianti nucleari sarà più alto non solo di quello del carbone e del gas naturale, ma anche dell’eolico. In particolare, il costo dell’elettricità da nucleare per gli impianti che andranno in funzione nel 2020 è stimato in oltre 14 centesimi di dollaro (del 2008) contro gli 11 dell’eolico.

B. I costi dei reattori sono più alti di quanto dichiarato
Le stime più recenti del DOE per il costo di una centrale sono di oltre 5.300 $/kW (5,3 miliardi di dollari per 1000 MW). Sono stime ancora ottimistiche: nel febbraio 2010 gli USA hanno approvato un progetto di due centrali con un costo di oltre 6.000 $/kW. La maggior parte del costo dell’elettricità “nucleare” è legata al costo di costruzione delle centrali: la centrale EPR (lo stesso tipo che si vorrebbe costruire in Italia) in costruzione oggi in Finlandia doveva costare 3,2 miliardi di euro. I costi sono già saliti a 5,7 miliardi e (secondo le stime del 2010, ndr) mancano almeno tre anni al termine della costruzione. Negli USA è stato cancellato un progetto per un EPR – con il rifiuto delle coperture pubbliche per le banche di 7,5 miliardi di dollari – e un costo finanziario del progetto (approvato dal governo) che in euro sfiora i 7 miliardi, ben più alto dei 4 miliardi di cui parla ENEL in Italia.

C. I costi della gestione a lungo termine delle scorie non li conosce nessuno
Nelle valutazioni ufficiali, lo smantellamento a fine vita dei reattori è stimato in genere pari al 15 per cento dei costi di costruzione (presentati di solito molto più bassi della realtà). Secondo stime più prudenti, e secondo alcune delle poche esperienze  di smantellamento effettuate, il costo è lo stesso di quello di costruzione: il 100 per cento, quindi, e non il 15 per cento! Sulla gestione delle scorie a lungo termine, invece, non esiste nessuna stima credibile. L’unico argomento è che siccome si tratta di costi assai differiti nel tempo, incidono poco sul presente.

D. In Inghilterra un buco di 90 miliardi di euro
In Inghilterra, le stime correnti per lo smantellamento dei reattori di prima generazione e la bonifica dell’impianto di Sellafield sono quelle di un “buco” nei conti pubblici dell’ordine dei 90 miliardi di euro. Inoltre, il piano per effettuare queste opere prevede un orizzonte temporale di centotrent’anni…

E. Un “pacco” avvelenato per le future generazioni
Un reattore di nuova generazione viene progettato per funzionare per sessant’anni. Ce ne vogliono dieci per la costruzione e almeno venti, dopo la chiusura, per far scendere i livelli di radioattività, in modo da ridurre costi e rischi dello smantellamento. Questo avverrebbe allora ben novant’anni dopo l’inizio dei lavori (10+60+20 anni): quale strumento economico-finanziario sarà in grado di conservare il valore per novant’anni? Negli ultimi ottant’anni nel mondo ci sono state due crisi finanziarie gravissime che hanno bruciato enormi ricchezze: stiamo lasciando un’eredità avvelenata ai nostri nipoti e pronipoti.

F. Chi paga i danni in caso di incidente?
In molti Paesi, ad esempio la Francia, gran parte dei danni in caso di incidente ricade sullo Stato e dunque sui contribuenti. Le aziende nucleari in Francia sono tenute a corrispondere fino a un tetto inferiore ai 100 milioni di euro per reattore. Bisognerebbe invece imporre una copertura totale dei possibili danni.

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