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Un problema irrisolto

Pagina - 17 dicembre, 2010
Non esiste ancora alcun esempio di deposito a lungo termine delle scorie nucleari. Negli USA è stato chiuso, dopo quindici anni e 9 miliardi di dollari spesi, il progetto di Yucca Mountain. Intanto, le scorie degli EPR saranno sette volte più radioattive rispetto a quelle dei reattori oggi funzionanti.

A. Non è stata trovata ancora nessuna soluzione per la gestione di lungo termine delle scorie
Vi sono vari tipi di scorie, di diversa natura e pericolosità. Vengono classificate in Italia in tre categorie, delle quali sono radiologicamente significative la II e la III. In termini di volume, oltre il 90 per cento è costituito da scorie di seconda categoria che contengono circa il 10 per cento di radioattività, mentre le scorie di terza categoria rappresentano una frazione del 5-7 per cento in volume e contengono circa il 90 per cento della radioattività.

Per quanto riguarda le scorie di seconda categoria, il tempo necessario a riportare i livelli di radioattività a un millesimo di quelli originari è di circa tre secoli. È pensabile che possano essere costruiti depositi ingegneristici che reggano per quest’ordine di tempo: bisognerà imporre però al territorio coinvolto un vincolo di tre secoli.

Per le scorie di terza categoria a lunga vita, invece, la prassi internazionale è di valutarne il confinamento in profondità geologiche per almeno diecimila anni (anche se la vita media di queste scorie è ben più lunga). Ma non ci sono ancora esempi concreti. Il tentativo più avanzato era in Nevada a Yucca Mountain: dopo quindici anni e 9 miliardi di dollari spesi, il progetto è stato ufficialmente chiuso nel marzo 2009 dal Presidente Obama.

B. Sulla “soluzione geologica” Greenpeace attacca la Commissione Europea: è una chimera
La soluzione di confinare le scorie nucleari in siti geologici profondi – per trovare una barriera “naturale” che regga temi così lunghi – si scontra con il fatto che in sessant’anni da quando è stata sviluppata questa tecnologia, le basi scientifiche e l’esperienza concreta di una soluzione del genere sono rimaste assai scarse.

La Commissione Europea sta rilanciando questa soluzione e Greenpeace ha presentato un rapporto tecnico – “Rock solid?” – per evidenziare le lacune ancora esistenti. Tra questi: a. la corrosione accelerata dei sistemi di contenimento; b. lo sviluppo di gas e il surriscaldamento con cedimento della camera di stoccaggio; c. le possibili reazioni chimiche inattese; d. le incertezze sulle caratteristiche geologiche (falde, ecc…) del sito; e. possibili terremoti; f. le future interferenze umane nel sito.

C. Il ritrattamento del combustibile: una scelta inquinante e inutile
La parte più rilevante delle scorie è rappresentata dal combustibile irraggiato, inviato negli anni al ritrattamento prima in Inghilterra e ora in Francia. Torneranno scorie vetrificate – questa pratica è stata interrotta negli USA dal 1977 – che secondo la prassi, in assenza di un deposito di stoccaggio, andrebbero conservate presso gli impianti che le hanno generate. Questa scelta – che è quella italiana – è più costosa dello stoccaggio a secco delle barre di combustibile, più inquinante per i rilasci in aria e acqua di radioattività, più pericolosa per i trasporti in andata e ritorno, con più rischi militari per la separazione del plutonio.

D. I nuovi EPR producono scorie più pericolose
Uno degli obiettivi del nuovo reattore EPR è quello di ridurre le scorie nucleari prodotte. L’EPR, progettato per utilizzare anche il combustibile MOX (ossidi misti di uranio e plutonio) è costruito per “bruciare” di più il combustibile. La conseguenza di questa maggiore “produttività” del reattore è la produzione di scorie fino a sette volte più radioattive di quelle dei reattori esistenti, anche per la maggiore produzione di un isotopo altamente radioattivo, che può essere facilmente rilasciato, lo Iodio-129. Oltre a questo, le scorie risulteranno più pericolose da gestire, peggiorando lo stress dei materiali usati per il contenimento e i rischi in caso di incidenti.

Scarica il rapporto “Rock solid?”

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