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La caccia in Giappone

Pagina - 9 novembre, 2010

Fermare la caccia alle balene nell'Oceano Antartico

La flotta per la caccia alle balene dell’Agenzia della Pesca del Giappone ogni anno
naviga per migliaia di miglia overso il Santuario delle Balene dell'Oceano Antartico
per cacciare una quota autodeterminata e in costante aumento di centinaia di
balene.
Chiamata “ricerca scientifica”, in realtà è solo un'operazione commerciale mascherata. Ora i contribuenti giapponesi si stanno arrabbiando e i media del Paese hanno aumentato le critiche riguardanti lo spreco di fondi per il finanziamento di una caccia insostenibile, non voluta e per niente redditizia.
Questo potrebbe essere l’anno in cui la caccia alle balene nei Mari Antartici potrebbe essere fermata. La polemica riguardante la caccia sta danneggiando l’immagine del Giappone, sia al suo interno e sia a livello internazionale.

Protesta e scandalo

A dicembre del 2007 una coalizione formata da 31 Paesi fa nascere una protesta
diplomatica contro il Giappone per condannare la caccia alle balene. I Primi Ministri del Giappone raramente parlano dei problemi riguardanti la caccia ma, a gennaio
del 2008, il Signor Fukuda è costretto a difendere la posizione del Giappone nel
parlamento nazionale, la Dieta.
Poi, a maggio del 2008, Greenpeace smaschera un grosso scandalo: tagli di carne
di balena di prima scelta venivano contrabbandati a terra dall’equipaggio della nave officina giapponese per la caccia, Nisshin Maru, per traffici illegali e guadagno
personale, a spese dei contribuenti. Questa faccenda ha molta risonanza sui media giapponese e aumenta l’ira di molte persone infuriate per la corruzione nel cuore dell’industria baleniera. Il risultato del nostro lavoro è l'apertura di un’indagine sull’industria baleniera del pubblico ministero di Tokyo e un duro colpo alla credibilità del programma di caccia del Giappone.
Un mese dopo, la polizia giapponese arresta Junichi Sato e Toru Suzuki, i due
attivisti di Greenpeace che hanno scoperto il contrabbando, mentre il pubblico
ministero smette improvvisamente di occuparsi del traffico illecito di carne di balena.
Questo causa proteste internazionali e 250.000 persone mandano e-mail al governo giapponese chiedendo la liberazione degli attivisti. Junichi e Tori vengono trattenuti per 23 giorni prima di essere accusati e poi liberati su cauzione a metà luglio 2008.

Nel frattempo ci sono state mosse da parte di Paesi molto importanti all’interno
dell'IWC per sbloccare la situazione tra coloro che sono interessati alla protezione
delle balene e quelli che vogliono cacciarle. A giugno del 2006 la riunione dell'IWC di Santiago, in Cile, si è svolta con meno polemiche del solito, visto che entrambi i lati hanno iniziato a immaginare un nuovo futuro per l’organizzazione.

I soldi dei contribuenti.

Il programma di caccia alle balene nell'Oceano Antartico costa ai contribuenti 1,2
miliardi di Yen ogni anno (circa 10 milioni di euro o 12 milioni di dollari) solo in
tasse dirette. Il governo giapponese spende ulteriori fondi “arruolando” Paesi
nella Commissione internazionale per la caccia alle balene, per il marketing e la
promozione delle campagne per la carne di balena; e altre sovvenzioni che hanno
fatto inarcare le sopracciglia alla stampa economica giapponese.
Da quello che abbiamo scoperto intervistando la gente per le strade di Tokyo,
davvero pochi cittadini giapponesi sanno che sono le loro tasse a pagare la caccia
alle balene. Se richiesto, molti preferirebbero che i loro soldi guadagnati con fatica
venissero spesi per cose più sensate, come la sanità e il welfare.

Il Santuario delle Balene nell'Oceano Antartico

Mentre sembra assurdo che il Giappone mandi delle flotte per cacciare balene
all’altro capo del mondo, le ragioni che ci sono dietro alla caccia sono cristalline.
Con tre quarti della popolazione mondiale delle balene che si trova nell’emisfero
meridionale, l’industria baleniera ha bisogno di averci un accesso per ritornare
alla caccia commerciale a pieno ritmo. Ecco perché Greenpeace si è battuta
fortemente per la creazione di questo Santuario delle Balene e perché continuiamo
a fare pressioni per farlo diventare un vero santuario, fermando l’annuale caccia
commerciale giapponese in questi luoghi. La protezione dell'Oceano Antartico è la
chiave per mettere fine alla caccia commerciale alle balene in tutto il mondo.
Quando il Santuario delle Balene dell'Oceano Antartico venne annunciato nel 1994,
la sua istituzione fu ostacolata dall'aumento della quota di caccia di 100 esemplari
previsto dalla flotta giapponese. Durante la riunione a giugno del 2005 dell'IWC
(Commissione internazionale per la caccia alle balene), il governo giapponese
illustrò i suoi piani per aggiungere le balenottere comuni e le megattere a rischio di estinzione alla sua “lista della spesa” annuale e duplicare la sua quota di balenottere minori.
Affrontando la protesta pubblica e la pressione diplomatica internazionale, degli Stati Uniti e dell’Australia in particolare, a dicembre del 2007 il Giappone ha annunciato un temporaneo passo indietro rispetto ai suoi piani che prevedevano di uccidere 50 megattere nelle stagione 2007-2008.

Sotto pressione

Da allora, il governo giapponese ha mostrato segni di imbarazzo e di polemiche
interne. Prima di dicembre 2007, riguardo a questo argomento, il governo era
rappresentato dai funzionari dell’Agenzia della Pesca e occasionalmente dal Ministro della Pesca. Sulla scia dell’uccisione delle megattere, il senso di responsabilità ha cominciato a smuovere i funzionari del Ministero degli Esteri prima che il Segretario Capo del Gabinetto Nobutaka Machimura ne parlasse. A gennaio del 2008, il Primo Ministro Fukuda rispondeva abilmente alle domande in proposito.
Ad aprile del 2008, la nave officina Nisshin Maru tornò a casa dopo aver ucciso 551
balene, meno rispetto a quanto programmato ma si trattava di 100 esemplari in più rispetto a tre anni prima. I balenieri diedero la colpa ai gruppi ambientalisti per la caccia magra e attualmente sono in una brutta situazione a causa della lotta interna con la politica, il recente scandalo sulla carne di balena e le proteste in mare. La pressione deve continuare se si vuole mandare via del tutto la flotta giapponese dall'Oceano Antartico.

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