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Da Erdogan nessun invito. Prima di parlare, deve finire la violenza

Comunicato stampa - 11 giugno, 2013
Anche se nei mezzi d’informazione si legge della partecipazione di Greenpeace a un incontro con il Primo Ministro Erdogan, l’ufficio di Greenpeace Mediterraneo, con sede a Istanbul, non ha ricevuto nessun invito ufficiale per partecipare a tale incontro. In ogni caso, Greenpeace non ritiene che ci siano le condizioni per una tale riunione, dopo l’escalation di violenza di questa mattina.

Greenpeace sarebbe felice di incontrare il Primo Ministro, di spiegargli la sua posizione e di chiedergli pace e partecipazione pubblica su decisioni importanti per l’ambiente in Turchia. Ma dopo le violenze di questa mattina a Piazza Taksim, iniziate dopo l’intervento della polizia, Greenpeace non ritiene che una tale riunione avvenga in un contesto democratico e con l’obbiettivo di trovare una soluzione. Prima di una tale riunione è necessario che la violenza cessi.

Se ci dovesse essere un invito ufficiale per un incontro dopo la fine delle violenze, Greenpeace coglierebbe tale opportunità per spiegare perché una democrazia in salute deve rispettare il diritto alla protesta pacifica. Chiederebbe che il Parco di Gezi sia risparmiato dalle ruspe e spiegherebbe al Primo Ministro come egli può dimostrare di dare ascolto alla gente preoccupata dalla sorte del parco, dalla ridotta partecipazione del pubblico a decisioni importanti. Greenpeace gli chiederebbe di rinforzare la partecipazione della società civile nella protezione dell’ambiente in Turchia, un elemento necessario di una riforma della nuova Legge per la Natura promossa dal governo. Greenpeace chiederebbe al Primo Ministro di ratificare con urgenza la Convenzione di Arhus per la partecipazione del pubblico e l’accesso alla giustizia nelle questioni ambientali.

Greenpace sostiene il processo di negoziato tra Taksim Solidarity e il governo e attende le risposte del governo a un movimento, quello per la protezione del Parco di Gezi, che Greenpeace è fiera di sostenere come parte dell’intero movimento, di cui non è tuttavia portavoce.

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