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Da una centrale a carbone a Porto Tolle 85 morti premature l'anno

Comunicato stampa - 3 dicembre, 2012
Il ministero dell'Ambiente ha riaperto il 30 novembre scorso la procedura di Valutazione d'impatto ambientale per la conversione a carbone della centrale ENEL di Porto Tolle. Greenpeace rende noti i risultati di un'analisi dell'impatto sanitario del progetto, già consegnata al ministero dell'Ambiente.

Utilizzando un modello, scientificamente validato, dell'Università di Stoccarda (EcoSenseWeb), sviluppato per la misurazione degli impatti energetici e tarato sulle condizioni specifiche del sito, le previsioni per le ricadute sanitarie di una centrale a carbone nel Parco del Delta del Po offrono numeri allarmanti. La mortalità prematura determinata dalle emissioni di quell'impianto sarebbe più alta anche rispetto a precedenti stime, già realizzate con una metodologia dell'Agenzia Europea per l'Ambiente e presentate da Greenpeace alcuni mesi addietro ("Enel, il carbone costa un morto al giorno").

"Le previsioni fornite da questo modello dicono che le emissioni di una centrale a carbone a Porto Tolle, così come la vorrebbe realizzare Enel, determinerebbero 85 casi di morte prematura all'anno. L'attuale centrale a olio combustibile, un impianto sostanzialmente fermo da anni, potrebbe essere in alternativa convertito a gas. Rispetto a questa opzione, il progetto a carbone mostra un impatto 6,9 volte superiore in termini di mortalità prematura" - dichiara Giuseppe Onufrio, direttore Esecutivo di Greenpeace Italia.

"Va sottolineato come la mortalità in eccesso è effetto dell'emissione e, sopratutto, della formazione di polveri sottili (PM2.5) e dei picchi di ozono, fattori entrambi connessi agli inquinanti prodotti dalla centrale. In pianura padana la concentrazione di PM2.5 è già critica e una centrale a carbone darebbe un ulteriore contributo negativo. Questo è un motivo di grande allarme ambientale e sanitario che chiediamo venga tenuto in debito conto nel processo di valutazione ambientale" - conclude Onufrio.

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