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Enel spara bugie e non risponde alle accuse mosse da Greenpeace

Comunicato stampa - 30 maggio, 2013
La reazione di Enel all’iniziativa di Greenpeace, che ha denunciato al Parlamento italiano la condotta censoria e irresponsabile dell’azienda verso quanti ne criticano l’operato, è piena di falsità. In una nota stampa inviata ieri, Enel scrive: “I dati che diffonde Greenpeace non sono basati su una effettiva analisi delle emissioni delle centrali termoelettriche italiane che sono costantemente monitorate dalle autorità e dagli enti allo scopo preposti”. FALSO: I dati di emissione usati per valutare l'impatto sanitario dei fumi delle centrali a carbone di Enel sono quelli comunicati dalla stessa azienda a un registro pubblico europeo delle emissioni industriali (E-PRTR). Enel, ovviamente, è a conoscenza di questo semplice fatto: stiamo usando i suoi dati di emissione (augurandoci siano corretti e non sottostimati).

Secondo Enel i dati forniti da Greenpeace sugli impatti sanitari e ambientali della sua produzione “sono estrapolazioni del tutto arbitrarie, non basate su una relazione scientifica di causa-effetto”.

FALSO: Le metodologie impiegate per analizzare i dati di emissione forniti dall’azienda sono dell'Agenzia Europea Ambiente (EEA), un’istituzione dell’UE, e dell'Università di Stoccarda. Entrambe si basano su correlazioni statistiche causa-effetto.

La bugia più grottesca, però, Enel la spara all’inizio del suo comunicato: “Enel riconosce il diritto di critica e anche di satira”. Le cause che ci ha intentato – e che sin qui ha perso – segnalano la falsità di questa premessa.

“Enel può continuare a denunciare Greenpeace fin quando vuole. Noi siamo certi di quanto affermiamo e non ci fermeremo sin quando l’azienda non risponderà nel merito delle critiche che le rivolgiamo”, ha dichiarato Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace. “Altra cosa ci appaiono le sue denunce a un grande regista, Mimmo Calopresti, e a un autore già impegnato su un tema difficile come la mafia, Manfredi Giffone. La cultura non si dovrebbe denunciare. Enel dovrebbe vergognarsi” ha concluso Boraschi facendo riferimento alle azioni legali intraprese dall’azienda contro il cortometraggio prodotto da Greenpeace “Uno al giorno”, nel quale si denunciano i danni causati dall’uso del carbone nella produzione di elettricità.

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