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Greenpeace e la piccola pesca chiedono ai ministri UE di porre fine alla follia delle quote

Comunicato stampa - 18 dicembre, 2012
Mentre i ministri della Pesca dell’UE si riunivano per decidere la ripartizione delle quote di pesca in Atlantico e nel Mare del Nord, pescatori artigianali e attivisti di Greenpeace hanno aperto uno striscione in 3D raffigurante un mare in salute che emerge da sotto il suolo stradale di fronte all’edificio del Consiglio, a Bruxelles, chiedendo all’Europa di fermare la pesca industriale distruttiva.

I negoziati per le quote (che una relazione tecnica richiesta dalla Commissione definisce un “mercato delle vacche”) si dovrebbero concludere il 19 dicembre. Ai delegati, ambientalisti e pescatori hanno distribuito barchette di carta con un messaggio chiaro: ridurre la pesca è necessario, cominciare da quella “industriale” e distruttiva, tutelando la piccola pesca, è ovvio!

I rappresentanti della piccola pesca europea e Greenpeace chiedono insieme oggi ai ministri della pesca riuniti a Bruxelles di difendere le risorse del mare e di favorire la piccola pesca artigianale invece dei superpescherecci. La piccola pesca, quella praticata con barche di 12 metri o meno, rappresenta circa l’80% della pesca in Europa, ma è destinataria solo di una piccola parte delle quote di pesca.

Anche in Italia la piccola pesca è una componente rilevante del sistema nazionale, bistrattata a dispetto della retorica che la definisce “sostenibile”. Nell’ultimo decennio sono stati spesi
centinaia di milioni di euro per “gestire” la pesca meccanizzata ma non si è ancora fatto molto per difendere un comparto che potrebbe  essere l’unica soluzione al dramma occupazionale della pesca italiana, che sconta enormi problemi di eccesso di pesca e calo delle risorse ittiche.

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