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No alle trivelle, stop alla nuova piattaforma. Greenpeace, comitati locali e associazioni di pescatori aderiscono alla protesta al largo di Ragusa.

Comunicato stampa - 9 settembre, 2012
Fermare le trivelle nel Canale di Sicilia. Greenpeace partecipa oggi all’iniziativa organizzata dal Consorzio di Ripopolamento ittico “Golfo di Siracusa”, con il patrocinio della Regione Sicilia, per ribadire la ferma opposizione della Sicilia alle perforazioni off-shore. Sono ben 50 i sindaci che insieme al governo regionale hanno appoggiato la campagna di Greenpeace “U mari nun si spirtusa” firmando l’appello al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, per fermare le trivelle e tutelare il mare del Canale di Sicilia. ?Per manifestare la propria contrarietà alla corsa all’oro nero e l’imminente progetto di una nuova piattaforma al largo di queste coste, i partecipanti si sono imbarcati alla volta della piattaforma Perla, di Eni Mediterranea Idrocarburi, con 6 pozzi attivi a circa 13 chilometri dalla costa. A sostegno dell’iniziativa anche il Comitato Stoppa la Piattaforma, l’associazione Apnea Pantelleria e le associazioni di categoria Agci-Agrital Sicilia e Legacoop Pesca Sicilia, tra i primi a sostenere l’Appello.

Al largo della costa siciliana vi sono già quattro piattaforme attive su concessioni Eni e Edison, e una nuova è in arrivo non lontano da queste coste. Nella concessione C.C6.EO di Eni-Edison al largo di Pozzallo, davanti alla piattaforma Vega A, proprio dove ha protestato Greenpeace questa estate, è stata presentata la richiesta di piazzare una nuova piattaforma, la Vega B. ?Il procedimento adesso è in attesa di VIA (Valutazione di impatto ambientale) e le comunità hanno tempo per opporsi solo fino al 25 settembre.

“Le nostre coste sono sotto assedio da parte dei petrolieri, è importantissimo che i governi locali si oppongano con forza a ogni progetto di trivellazione petrolifere.” commenta Giorgia Monti, responsabile campagna mare di Greenpeace. “Estrarre petrolio conviene solo alle compagnie petrolifere che in Italia pagano tasse tra le più basse al mondo. A rimetterci i cittadini: l’estrazione di petrolio mette infatti a rischio le economie locali quali il turismo e la pesca. In un momento di crisi economica come questo, questa politica è inammissibile”

Oltre alle 29 richieste per cercare petrolio nell’area, di cui 11 già autorizzate, con l’approvazione del Decreto Sviluppo ad agosto, il governo rimette in gioco ben altre 8 richieste nel canale di Sicilia che erano state bloccate dal Decreto Prestigiacomo perché troppo vicine alla costa o alle aree protette.
“Abbiamo chiesto al Ministro Clini di consegnargli personalmente il nostro appello, ma non abbiamo ancor ricevuto risposta. E’ inaccettabile che il governo ignori le chiare richieste delle comunità locali” continua Giorgia Monti.

La campagna di Greenpeace “U mari nun si spirtusa” che ha chiesto ai sindaci siciliani di sostenere l’Appello [1] al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per fermare le trivelle e tutelare il mare del Canale di Sicilia creando delle aree protette ha raccolto l’adesione di ben 50 comuni, numerose associazioni locali e di categoria, e oltre 55.000 cittadini. All’appello hanno aderito, tra gli altri, anche Ficarra e Picone, Sergio Friscia, Rita Borsellino, Andrea Camilleri, Roy Paci, Marco Basile e Guido Caprino.

Note:
Per ulteriori informazioni: www.notrivelletour.org?
[1] Link all’Appello su http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/file/2012/mare/appello-sicilia.pdf  . 

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