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Attivisti di Greenpeace regalano rifiuti elettronici alla Philips

Comunicato stampa - 10 giugno, 2008
Oggi attivisti di Greenpeace in Olanda, Danimarca, India e Russia hanno consegnato rifiuti elettronici presso le sedi della Philips poiche’ l’azienda continua a non assumersi la responsabilita’ della gestione dei suoi prodotti a fine vita. Greenpeace chiede alla multinazionale olandese di introdurre un sistema volontario di ritiro dei prodotti di consumo una volta divenuti obsoleti.

Greenpeace chiede a Philips un impegno completo sul recupero e riciclo dei suoi prodotti a fine vita.

Secondo un recente sondaggio, il 94 per cento degli olandesi è d'accordo con Greenpeace per spingere le aziende a ritirare i propri prodotti. Questa procedura attualmente non è in uso, di conseguenza gran parte dei rifiuti hi tech prodotti vengono esportati anche illegalmente per essere smaltiti o recuperati in modo rudimentale nei Paesi in via di sviluppo.

L'adozione di programmi di recupero degli articoli a fine vita incoraggerà i produttori a eliminare le sostanze tossiche in fase produttiva, facilitando le operazioni di riciclo in sicurezza e riducendo i costi di gestione dei prodotti a fine vita.

"Se Philips continuerà a rifiutare ogni forma di responsabilità, avremo ben presto a livello globale un aumento di rifiuti elettronici che esporranno ambiente e persone a un cocktail di composti tossici" dichiara Vittoria Polidori, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace.

Philips dovrebbe, prima di tutto, adottare un sistema volontario di ritiro in tutti i paesi dove i suoi prodotti vengono venduti. In particolare, in Russia, India, Argentina e Tailandia, dove ora si sta discutendo della normativa di settore, Philips dovrebbe assumersi la leadership nella diffusione del principio di responsabilità del produttore. Al contrario, la multinazionale dichiara pubblicamente che consumatori, governo e produttori debbano gestire finanziariamente il riciclaggio e continua a fare lobby contro ogni tipo di legislazione sulla responsabilità diretta delle aziende.

"Multinazionali come Sony, Samsung e Nokia hanno già adottato schemi volontari di ritiro dei prodotti a fine vita anche nei paesi dove non esiste alcun obbligo normativo. Philips dovrebbe adottare un programma globale, completo e uniforme di gestione dei rifiuti hi-tech e diventare leader anche in campo ambientale", conclude Polidori.

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