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Seconda squadra a Fukushima per estendere monitoraggio

Comunicato stampa - 4 aprile, 2011
Greenpeace ha inviato una seconda squadra di esperti in radioprotezione per indagare sul fallout radioattivo nelle aree circostanti la centrale di Fukushima. Oltre alla contaminazione ambientale, saranno effettuati test su latte e prodotti agricoli.

La scorsa settimana, la prima squadra inviata da Greenpeace aveva riscontrato, a 40 chilometri dalla centrale, una contaminazione tale da giustificare l'evacuazione dell'area. Il Governo giapponese ha accusato Greenpeace di diffondere dati falsi, ma le misurazioni dell'organizzazione ambientalista sono state successivamente confermate dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA).

"A tre settimane dal disastro ci sono ancora risposte scarse e contraddittorie da parte delle autorità: la gente è confusa e corre un reale pericolo - denuncia Rianne Teule, esperta di radiazioni per Greenpeace International - Il nostro obiettivo è fornire dati indipendenti per impedire che la verità sulla contaminazione venga nascosta."

I livelli di radioattività misurati da Greenpeace sono tali che, abitando a 40 chilometri dalla centrale, si assume in meno di una settimana la dose massima ammessa in un anno. A questo si deve aggiungere l'eventuale contaminazione derivante da particelle radioattive inalate e/o ingerite. Questo espone gli abitanti della zona a rischi elevati.

Il Comitato Europeo per i Rischi da Radiazioni (ECRR) ha rilasciato ieri le sue prime valutazioni: nei prossimi 50 anni la contaminazione da Fukushima potrebbe causare fino a 200.000 casi di cancro nei tre milioni di persone che vivono a meno di 100 chilometri dalla centrale.

Queste stime sono comunque difficili anche perché la crisi è tutt'altro che terminata. Dopo tre settimane la TEPCO non ha ancora il controllo della centrale di Fukushima, in particolare dei reattori 2 e 3, e non è riuscita a identificare con certezza l'origine delle perdite di acqua pericolosamente radioattiva. Secondo il Dipartimento dell'Energia degli USA (fonte Wall Street Journal), almeno il 70% del reattore 1 avrebbe subito una fusione, mentre la presenza di tracce di plutonio fa ritenere possibili perdite anche dal reattore 3.

Link ECRR:
http://www.euradcom.org/publications/fukushima19032011.pdf

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