Un dei telefoni i-phone analizzati da Greenpeace.
Un laboratorio scientifico indipendente ha esaminato 18
componenti interne ed esterne dall'iPhone, confermando la presenza
di composti a base di bromo in metà dei campioni, incluso l'antenna
del telefono dove la loro concentrazione arrivava fino al 10% in
peso. Sono stati inoltre trovati un insieme di ftalati, additivi
tossici usati per ammorbidire il PVC, fino ad un valore di oltre
1,5% in peso dei rivestimenti plastici dei fili
dell'auricolare.
Questi risultati, pubblicati nel rapporto di Greenpeace
"Chiamata Persa: composti pericolosi nell'iPhone", seguono altri
due test che l'associazione ha condotto sui prodotti della Apple a
partire dal 2006. Queste analisi, effettuate su un MacBook Pro e su
un iPod Nano, rivelarono la presenza di ritardanti di fiamma
bromurati e PVC in alcune componenti.
Si tratta del primo monitoraggio di un prodotto Apple dopo
l'impegno preso a maggio 2007 da Steve Jobs, il direttore
dell'azienda, a favore di una Apple " più verde".
La scoperta di composti chimici nocivi nell'iPhone, lanciato sul
mercato statunitense lo scorso giugno, suggerisce che l'azienda non
abbia compiuto alcun progresso iniziale verso l'impegno di
eliminare tutti i composti a base di bromo ed il PVC entro la fine
del 2008, neanche nelle nuove linee di prodotti. Sembra che la
Apple sia lontana dal poter guidare il settore verso una industria
elettronica verde al pari dei suoi concorrenti come Nokia, per
esempio, che già vende cellulari senza PVC.
Il coordinatore del progetto dr. David Santillo, ricercatore
presso i laboratori di analisi di Greenpeace afferma "due degli
ftalati trovati ad alti livelli nel cavo dell'auricolare sono
classificati come "tossici per la riproduzione" a causa della loro
riconosciuta capacità di interferire con lo sviluppo sessuale dei
mammiferi (in particolare del genere maschile). Anche se non sono
vietati nei cellulari, questi ftalati sono banditi in tutti i
giocattoli e articoli per l'infanzia venduti in Europa. La Apple
dovrebbe eliminare l'uso di queste sostanze chimiche dalla sua
catena produttiva."
Nel corso delle analisi, Greenpeace ha anche trovato che la
batteria dell'iPhone era, insolitamente, saldata al telefono
stesso. Una modalità che, a parte ostacolare la sostituzione della
batteria, determina una maggiore difficoltà nel separare la
batteria per avviarla al riciclo o per smaltirla in modo
appropriato, aggiungendo un ulteriore carico inquinante ai rifiuti
elettronici.
"L'Apple deve re-inventare il suo iPhone per renderlo davvero
verde -denuncia Vittoria Polidori, responsabile campagna
inquinamento di Greenpeace- Se il modello di iPhone che verrà messo
in commercio in Europa il prossimo novembre possa contenere
composti a base di bromo e PVC rimane una questione a cui solo
Steve Jobs dovrà rispondere".
Notes: Il http://it.youtube.com/watch?v=joBxa9QXTYY
">video sull’iPhone diffuso da Greenpeace