Comunicato stampa - 5 gennaio, 2009
AREVA, la compagnia nucleare francese che dovrebbe avviare la "rinascita nucleare" in Italia, ha ammesso oggi di aver contaminato in modo inaccettabile il villaggio di Akokan nel Niger. Questo villaggio, infatti, sorge presso due miniere di uranio che sono gestite da affiliate di AREVA.
Nel villaggio di Akokan nel Niger Greenpeace ha rilevato livelli di contaminazione da uranio fino a cinquecento volte oltre il livello di fondo.
Già dal 2003 erano emersi indizi di contaminazione ad Akokan e
nel 2007 si sono riscontrati livelli di radioattività fino a cento
volte oltre il livello di fondo. Nel 2008 AREVA aveva affermato di
aver bonificato la zona, sotto il controllo delle autorità locali.
Lo scorso novembre 2009 una spedizione di Greenpeace - con la
collaborazione del laboratorio francese CRIIRAD e della rete di
associazioni locali ROTAB - ha visitato sia le miniere (sotto la
sorveglianza delle autorità locali) sia i villaggi vicini.
"Ad Akokan sono stati rilevati livelli di contaminazione fino a
cinquecento volte oltre il livello di fondo, anche negli stessi
punti che AREVA sosteneva di aver bonificato" denuncia Alessandro
Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace. "Ovviamente, non
possiamo fidarci di AREVA, né nel Niger né in Italia: quali
garanzie possono dare con questo approccio fantasioso alla
sicurezza nucleare?".
La contaminazione per le strade di Akokan, e presumibilmente in
altre zone del circondario, è causata dalla folle idea di AREVA di
"riciclare" gli scarti delle miniere di uranio per la costruzione
delle strade: un modo comodo e poco costoso per smaltire scorie
radioattive. Ai livelli di radioattività rilevati da Greenpeace
basta stare fermi un'ora al giorno in queste strade per assorbire
il massimo della dose annua ammessa dalla Commissione
Internazionale per la Radioprotezione (International Commission on
Radiological Protection, ICRP).
Adesso AREVA ha ricominciato a pulire i siti indicati da
Greenpeace ma ovviamente l'affidabilità dei padroni del nucleare
francese è ai minimi storici: quelle strade erano state già
bonificate due anni fa, e con tanto di conferma del Niger
Department of Mines (Ministero delle Miniere del Niger).
"Solo una valutazione dello stato dell'ambiente della zona
colpita che sia estesa, trasparente ed indipendente potrà mettere
al sicuro le popolazioni del Niger dalla radioattività. E solo la
chiusura del capitolo 'nucleare' potrà metterci tutti al sicuro
dalla follia di chi continua a fare soldi sulla nostra pelle"
conclude Giannì.
Notes: Il rapporto di Greenpeace “Uranium mines in Niger, radioactivity in the streets of Akokan”:
http://www.greenpeace.org/raw/content/international/press/reports/briefing-radioactivity-in-ak.pdf