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Bufera costringe attivisti a scendere dalla piattaforma nell'Artico

Comunicato stampa - 2 settembre, 2010
Baia di Baffin , International — Dopo più di quaranta ore appesi alla piattaforma petrolifera Stena Don nell’Oceano Artico, le dure condizioni climatiche – drastico abbassamento delle temperature, forte vento e mare in tempesta - hanno costretto i quattro climber di Greenpeace a porre fine all’occupazione. I quattro attivisti che da ieri all’alba avevano bloccato le attività della piattaforma per protestare contro la corsa all’oro nero nell’Artico, sono stati subito arrestati.

Attivisti di Greenpeace scalano la piattaforma petrolifera Stena Don, situata nelle gelide acque al largo della Groenlandia.

 

Prima di lasciare la piattaforma, uno degli attivisti, Sim McKenna dagli Stati Uniti, ha dichiarato attraverso un telefono satellitare: « Siamo orgogliosi di essere riusciti a fermare le perforazioni, anche se solo per due giorni. Il forte vento e il mare in tempesta sotto di noi ci costringono a scendere. Non so bene cosa succederà adesso, ma siamo pronti a tornare appena potremo per chiedere al mondo di liberarsi dalla schiavitù del petrolio. È ora che ognuno di noi chieda al proprio governo di impegnarsi seriamente nella lotta al cambiamento climatico, di vietare pericolose perforazioni in alto mare e investire in energia pulita».

La piattaforma appartiene alla compagnia britannica Cairn Energy, che la  settimana scorsa aveva annunciato di aver trovato gas e di essere ottimista sulla possibilità di trovare petrolio. Esplorazioni petrolifere come questa potrebbero far scattare la scintilla della corsa al petrolio nell’Artico, mettendo a rischio questo fragile ecosistema e il clima.  

«Speriamo che fermando le attività della piattaforma per qualche giorno – afferma Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace - Cairn Energy non riesca a terminare le operazioni di esplorazione prima dell’arrivo dell’inverno, quando le rigide condizioni ambientali renderanno impossibile ogni attività di ricerca di petrolio. È ora di fermare le perforazioni in alto mare, soprattutto in aree particolarmente vulnerabili come l’Artico o il più vicino Mar Mediterraneo».

I climber erano partiti a bordo di gommoni provenienti dall’Esperanza, una delle navi di Greenpeace, impegnata in un tour nell’Artico contro le perforazioni petrolifere. Nell'ultima settimana la nave è stata seguita costantemente dalla marina danese ma i nostri attivisti sono riusciti a eludere lo stretto controllo, salendo sulla piattaforma. In seguito all'azione di Greenpeace, Cairn Energy ha, inoltre, bloccato anche le attività dell'altra piattaforma, la  Stena Forth, che sta operando nell'Artico.

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