Comunicato stampa - 30 giugno, 2008
L’ingiusto arresto dei due attivisti giapponesi di Greenpeace, che hanno scoperto il più grosso scandalo sul furto e contrabbando della carne di balena all’interno del cosiddetto “programma scientifico” di caccia, ha suscitato proteste pacifiche in tutto il mondo. Anche a Roma di fronte alla sede dell’ambasciata giapponese attivisti in manette hanno aperto due striscioni con le scritte “Giustizia per Greenpeace” e “Giustizia per le balene”.
A Roma di fronte alla sede dell’ambasciata giapponese attivisti di Greenpeace in manette hanno protestato contro l'ingiusto arresto dei due attivisti che hanno scoperto il più grosso scandale sul furto e contrabbando di carne di balene.
In alcuni paesi gli attivisti resteranno a oltranza fuori alle
sedi delle ambasciate fino a quando Junichi Sato e Toru Suzuki
saranno liberati. Intanto la protesta cresce anche sul web. Più di
200.000 e-mail sono state inviate da tutto il mondo al governo
giapponese per chiedere di liberare immediatamente gli
attivisti.
"La risposta delle autorità giapponesi è eccessiva, ingiusta e
motivata da ragioni politiche. Junichi e Toru hanno informato la
polizia sulle loro attività quando hanno denunciato il contrabbando
di carne di balena praticato dall'equipaggio della Nishin Maru.
Hanno offerto la loro piena collaborazione per qualsiasi tipo di
indagine e ora sono detenuti senza nessuna accusa formale e senza
cauzione" dichiara Gerd Leipold, direttore esecutivo di Greenpeace
International.
Piuttosto che tentare di zittire e intimidire chi smaschera la
corruzione, la polizia dovrebbe investigare sui funzionari del
governo, sugli operatori della flotta baleniera e sul personale che
traffica carne di balena dal cosiddetto "programma scientifico"
finanziato dai contribuenti giapponese e la vende a scopo di lucro.
Su questo scandalo e sulle operazioni di caccia alle balene in
corso nel Santuario dei Cetacei dell'Oceano Antartico devono
focalizzarsi le forze di giustizia.