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Attivisti in azione nel porto di Salerno contro il taglio illegale del legno africano

Comunicato stampa - 23 maggio, 2007
Questa mattina all’alba, nel porto di Salerno, attivisti di Greenpeace hanno abbordato la nave Andreas K, carica di tronchi e legnami tropicali provenienti dal porto di Matadi, nella Repubblica Democratica del Congo, e destinati prevalentemente ai produttori italiani. Ostacolando le manovre di attracco, i gommoni di Greenpeace hanno permesso agli scalatori di arrampicarsi a bordo lungo le gru, dalle quali sono stati issati due enormi striscioni “Proteggiamo le foreste” e “No alla distruzione delle foreste primarie”. Nel frattempo, una dozzina di attivisti si sono incatenati ai tronchi, bloccandone lo sbarco.

Deforestazione in Congo.

L'Andreas K trasporta legno proveniente da compagnie che operano nelle foreste pluviali del Congo, come la Sodefor (parte del gruppo Nord-Sud Timber). Il bacino del Congo ospita la seconda foresta pluviale del pianeta, una delle aree esistenti di maggiore biodiversità e una risorsa essenziale per la difesa dai cambiamenti climatici. Nella Repubblica Democratica del Congo, il Governo locale ha varato dal maggio 2002 una moratoria sull'allocazione di nuovi titoli di taglio. Tuttavia, secondo il recente rapporto diffuso da Greenpeace "Il saccheggio delle foreste del Congo", ben 107 titoli di taglio, pari ad un'area di oltre 15 milioni di ettari di foresta, su un totale di 156 sono stati firmati dopo l'entrata in vigore della moratoria e perciò in palese violazione della legge.

Una revisione della legalità dei titoli di taglio è ancora in corso e Greenpeace teme che molte concessioni rilasciate in violazione alla moratoria vengano legalizzate, lasciando preziose foreste senza protezione. "Le compagnie attive in Congo, come la Sodefor, sono responsabili di un vero e proprio caos ambientale", spiega Sergio Baffoni, responsabile Campagna Foreste di Greenpeace. "Queste imprese sono ormai fuori controllo. Se la moratoria sui nuovi titoli di taglio sarà sospesa, le preziose foreste pluviali del bacino del Congo saranno velocemente svendute, in un contesto di corruzione endemica e di impunità, come quello che caratterizza il settore dell'industria forestale".

"Il saccheggio delle foreste del Congo" riporta con dati ed esempi come la Banca Mondiale abbia fallito nei suoi obiettivi di controllare l'industria del legno. I titoli di taglio della Sodefor, per esempio, sono situati in aree di grande importanza, come Maringa-Lopori-Wamba, già identificata quale priorità di conservazione dalla Congo Basin Forest Partnership (che unisce organizzazioni governative e non governative per lo sviluppo sostenibile delle foreste del bacino del Congo). "Circa quaranta milioni di persone dipendono dalle foreste congolesi per la propria sopravvivenza e traggono ben pochi vantaggi dall'avanzata dell'industria del legno", aggiunge Baffoni. "La stessa Banca Mondiale ha dovuto ammettere che negli ultimi tre anni non un solo dollaro delle tasse forestali è tornato alle comunità coinvolte. Imprese come la Sodefor saccheggiano preziose foreste in cambio di piccoli regali, come un sacco di sale o poche bottiglie di birra, proprio come ai tempi delle colonie".

Per non parlare del contributo al riscaldamento globale. La distruzione delle sole foreste tropicali, infatti, è responsabile del 25 per cento delle emissione totali di anidride carbonica di origine umana. Il bacino del Congo custodisce da solo circa l'8 per cento delle riserve di carbonio: se la deforestazione continuasse, entro il 2050 saranno rilasciati 34,4 miliardi di tonnellate di CO2, pari a circa sessanta volte le emissioni attuali dell'Italia.

Greenpeace chiede che tutti i titoli di taglio rilasciati dopo l'entrata in vigore della moratoria del 2002 siano cancellati, e che la moratoria sia attuata ed estesa fino a quando non verrà completato un processo partecipatorio di destinazione d'uso delle diverse aree forestali. Un processo che non potrà non comprendere una rete adeguata di aree protette.

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