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Quattro attivisti scalano piattaforma nel Golfo del Messico

Comunicato stampa - 22 novembre, 2010
Costa di Veracruz, Mexico — Oggi, a pochi giorni dall’inizio dell’atteso vertice ONU di Cancun sui cambiamenti climatici, quattro attivisti di Greenpeace hanno scalato la piattaforma petrolifera “Centenario”, situata a 100 chilometri dalle coste di Veracruz in Messico. Gli attivisti sono partiti con i gommoni dalla nave “Arctic Sunrise”, che staziona ad alcuni chilometri dalla piattaforma.

Con questa protesta Greenpeace chiede di porre fine alle trivellazioni in acque profonde e, alle Nazioni che si incontreranno nei prossimi giorni, di chiudere l’era delle fonti energetiche fossili. Occorre puntare sulle fonti energetiche rinnovabili che non inquinano i nostri mari e consentono di salvare il clima.

«Il disastro della BP – sostiene Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace - ha evidenziato non solo le difficoltà tecniche nel prevenire incidenti in acque profonde ma anche l’avidità delle compagnie petrolifere poco propense ad investire capitali per la sicurezza».
 
La piattaforma scalata oggi rappresenta l’oscuro futuro del nostro clima e mostra la retorica del Governo messicano che non è l’unico a spendersi in dichiarazioni in favore di un Accordo vincolante a Cancun mentre continua a finanziare gli investimenti nel settore petrolifero.

«I cambiamenti climatici sono una realtà. Occorre ridurre le emissioni di gas serra sin da ora se vogliamo evitare conseguenze assai peggiori di quelle che stiamo già vivendo. Investire sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica consentirà anche di risollevare l’economia di molti Stati e creare centinaia di migliaia di nuovi posti di lavoro. – afferma  Domenico Belli, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace. - Occorre scegliere tra il caos climatico, la dipendenza energetica e la disoccupazione da un lato e un ambiente più salubre, nuova occupazione e un futuro più sicuro dall’altro».

Greenpeace ricorda che anche al largo delle coste italiane ci sono decine di progetti di estrazione di idrocarburi off-shore, e lo stesso in altri Paesi del Mediterraneo. Greenpeace chiede al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, un’azione risoluta per prevenire la proliferazione delle piattaforme nel Mediterraneo che, piuttosto, deve essere difeso con una rete efficace di riserve marine, lungo le coste come nelle sue acque internazionali.

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