Comunicato stampa - 1 giugno, 2005
Greenpeace propone un dibattito sui sacchetti di plastica, per arrivare al bando degli shopper non biodegradabili. Per Greenpeace si può negoziare sui tempi del bando ai sacchetti di plastica ma non sul concetto di fondo. Un sacchetto biodegradabile, come definito dagli standard italiani ed europei, esiste e costituisce una valida alternativa, in quanto avviabile al compostaggio, che rimane lo strumento alternativo di fondo alla discarica e all' incenerimento.
Sacchetti di plastica: bisogna arrivare al bando degli shopper non biodegradabili.
Greenpeace propone un dibattito sui sacchetti di plastica, per
arrivare al bando degli shopper non biodegradabili. "Sostenere
l'utilizzo dei sacchetti di plastica, seppure come ha proposto la
Coop, di una plastica speciale che subirebbe un processo di
degradazione non ancora ben chiaro e validato da norme certe in 3
anni, significa deresponsabilizzare il consumatore che sarà portato
magari a incrementarne l'uso. La presenza di additivi rilasciati in
ambiente una volta che i sacchetti saranno smaltiti in discarica o
bruciati è ugualmente preoccupante" afferma Roberto Ferrigno, di
Greenpeace Italia.
Per Greenpeace si può negoziare sui tempi del bando ai sacchetti
di plastica ma non sul concetto di fondo. Un sacchetto
biodegradabile, come definito dagli standard italiani ed europei,
esiste e costituisce una valida alternativa, in quanto avviabile al
compostaggio, che rimane lo strumento alternativo di fondo alla
discarica e all' incenerimento.
"Conduciamo numerose battaglie con la Coop, ma questa scelta ci
lascia perplessi. Sui sacchetti di plastica crediamo che vadano
percorse altre strade: il bando come obiettivo ultimo e una
tassazione seria, che riesca davvero a fungere come deterrente.
L'Irlanda, con una tassa sui sacchetti di plastica, ne ha diminuito
l'uso del 90% in un anno, guadagnando 12,6 milioni di euro
destinati al riciclaggio" afferma Ferrigno.