Comunicato stampa - 11 giugno, 2009
Questa mattina Greenpeace ha fatto suonare un allarme sonoro fuori all’edificio dove sono in corso le trattative sul clima dell’ONU a Bonn. Incatenati alla parte posteriore di un camion, gli attivisti hanno azionato la sirena per cercare di svegliare i Governi che continuano a perdere tempo invece di far progressi verso un serio accordo sul clima.
"Ci sono Paesi che non hanno nessuna intenzione di salvare il
Pianeta dal collasso climatico" afferma Martin Kaiser di Greenpeace
International. "Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e
Canada stanno agendo come se la crisi non esistesse, mettendo i
loro interessi individuali di breve termine prima dell'emergenza
globale".
Allo stato attuale, gli impegni in termini di riduzione delle
emissioni di CO2, che sono stati messi sul tavolo dai paesi
industrializzati, portano a una diminuzione minima, 8-15%, rispetto
ai livelli di emissione di CO2 del 1990, entro il 2020. Il Giappone
ha confermato un taglio dell'8%. La Nuova Zelanda non ha preso
nessun impegno, mentre il Canada già prevede un aumento delle
emissioni. Gli Stati Uniti di Obama hanno fatto solo un piccolo
passo, proponendo un taglio del 4% al 2020.
Per avere una chance di evitare un disastro climatico, occorre
che la temperatura media globale non aumenti di più di 2°C: le
emissioni devono essere ridotte almeno del 40% al 2020. I target
annunciati dagli Stati apriranno la strada a un aumento della
temperatura media pari a +3°C, ben oltre la soglia di
irreversibilità dei peggiori impatti climatici.
Anche l'Europa ha smesso di essere leader all'interno dei
negoziati e questa settimana i ministri europei delle Finanze non
hanno voluto o saputo mettere sul tavolo le risorse economiche per
aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare i cambiamenti
climatici.
"Un aumento di +3°C lancerebbe il Pianeta verso conseguenze
catastrofiche e irreversibili. Potremmo perdere un terzo delle
specie viventi,,gran parte dell'Amazzonia e causare la scomparsa
dell'Artico e di parte dell'Antartide. I Paesi stanno scommettendo
su effetti di portata gigantesca che, se si avverassero, non
potrebbero essere riparati con tutti i soldi del mondo" avverte
Kaiser. "Ancora non vediamo la stessa urgenza e la stessa serietà
con cui è stata affrontata la crisi economico-finanziaria".
I Capi di Stato che stanno per andare al summit del G8 devono
assumersi la responsabilità personale per una svolta del negoziato
sul clima. Alla Conferenza sul clima globale di Copenhagen il
prossimo dicembre i leader del Pianeta devono evitare il rischio di
una catastrofe climatica e negoziare il forte accordo di cui il
pianeta ha bisogno.