Comunicato stampa - 3 aprile, 2007
Solidarietà al Comitato NoCoke di Tarquinia per lo sciopero della fame iniziato cinque giorni fa, per protestare contro il progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Civitavecchia, a 60 chilometri da Roma. Per Greenpeace il carbone è il combustibile fossile con le più alte emissioni dei gas serra responsabili del cambiamento climatico. La conversione a carbone della sola centrale di Civitavecchia farà schizzare le emissioni di anidride carbonica a circa 10 milioni di tonnellate all’anno, portando la percentuale di carbone utilizzato per la produzione nazionale di elettricità dal 17 al 21 per cento circa.
Attivisti di Greenpeace in azione a Porto Tolle per dire no al carbone e chiedere all'Enel e al Governo impegni concreti per ridurre le emissioni di CO2, rispettare gli obiettivi di Kyoto e investire seriamente sulle fonti rinnovabili .
«Il carbone pulito non esiste e l'Enel sta facendo da mesi una
campagna pubblicitaria ingannevole, informando i cittadini su
alcuni investimenti nelle rinnovabili e tacendo invece in merito ad
altri ingenti investimenti sul carbone in Italia» denuncia
Francesco Tedesco, Responsabile Campagna Clima ed Energia di
Greenpeace.
Autorizzare la conversione a carbone degli impianti di
Civitavecchia e Porto Tolle significa andare contro la logica del
Protocollo di Kyoto e, in definitiva, annullare gli effetti
positivi delle politiche messe in atto per contrastare il
riscaldamento globale, la più grande emergenza ambientale del
pianeta.
«In Italia esiste un rischio reale di ritorno al carbone: oltre
a Civitavecchia anche le centrali di Porto Tolle, Rossano Calabro,
Vado Ligure e Fiumesanto rischiano di essere convertite a carbone e
l'Enel è in prima linea in questa folle marcia». ricorda Tedesco.
«La gravità del cambiamento climatico impone scelte coraggiose da
subito: spazio per il carbone non c'è, il Paese non ha bisogno di
nuove centrali, ma di utilizzare meglio l'energia che già viene
prodotta».