Lo sfruttamento dell'energia nucleare per la produzione dell'energia elettrica è una scelta rischiosa che negli anni, incidente dopo incidente, disastro dopo disastro, ha dimostrato di non essere conveniente.
In occasione del ventiduesimo anniversario del disastro
di Cernobyl, la lezione non è ancora stata recepita: in
Spagna
l'industria nucleare ha provato a insabbiare un grave incidente,
mentre
in Finlandia e in Francia si registrano ritardi e seri problemi
tecnici
nella costruzione dei nuovi reattori EPR. Intanto, dopo le
proteste di
Greenpeace in tutta Europa, la compagnia slovacca Slovenske
Elektrarne,
controllata al 66% da Enel, ha comunicato di rinunciare al
finanziamento
di 800 milioni di euro per il completamento dei due vecchi
reattori
sovietici 3&4 a Mochovce, in Slovacchia.
Secondo le notizie in mano a Greenpeace, Enel/SE intende ora
finanziare
con proprie risorse il completamento dei reattori, senza
ricorrere a
nuovi finanziamenti. Sul progetto gravano tuttavia nodi
irrisolti: per
esempio, la pericolosità dei reattori, privi di un guscio di
contenimento che possa tamponare la fuoriuscita di radioattività
in caso
di incidente grave, e il sospetto di aiuti di stato illegali
concessi
dal Governo slovacco. Tra le banche inizialmente coinvolte
nel
finanziamento, anche Intesa Sanpaolo, che in seguito a due
giornate di
mobilitazione degli attivisti di Greenepace in oltre venti
città
italiane, aveva dichiarato di congelare la linea di credito per
Mochovce
in vista di maggiori garanzie sulla sicurezza del progetto.
Riguardo all'incompetenza dell'industria nucleare, Greenpeace
ha
rivelato lo scorso 5 aprile che un incidente alla centrale
Asco-I in
Spagna ha avuto come conseguenza una contaminazione radioattiva
della
popolazione che vive nell'area attorno alla centrale. Il
gestore
dell'impianto Iberdrola-Endesa - quest'ultima controllata da
Enel al 67%
- ha nascosto per quattro mesi l'accaduto. Dopo che Greenpeace
ha
pubblicato i dettagli dell'incidente, l'agenzia di sicurezza
nucleare
spagnola ha ora ammesso che l'entità era superiore di cento
volte a
quanto dichiarato inizialmente, e che particelle radioattive si
sono
diffuse a chilometri dalla centrale. Greenpeace ha dunque
chiesto alla
Commissione Europea di effettuare una verifica urgente
sull'incidente (1).
In Francia, dopo solo tre mesi dall'inizio della costruzione
a
Flamaville dell'EPR, il reattore pressurizzato europeo simbolo
del
cosiddetto "rinascimento nucleare", l'agenzia francese ASN ha
scoperto
una serie di problemi seri (2) per quello che - secondo il
costruttore
Areva - dovrebbe essere il progetto nucleare più economico,
sicuro e
affidabile.
"L'industria nucleare rimane impantanata in incidenti,
bugie,
insabbiamenti e incompetenza. Il rinascimento nucleare di oggi
prepara
le nuove Cernobyl del futuro", commenta Giuseppe Onufrio,
direttore
delle Campagne di Greenpeace: "Il nucleare rimane un esperimento
fallito
del Ventesimo secolo che non potrà in alcun modo soddisfare
il
fabbisogno futuro di energia o aiutare a contenere i cambiamenti
climatici".
Secondo Greenpeace il nucleare non servirà a tagliare le
emissioni di
gas a effetto serra del 50 per cento entro il 2050, taglio
necessario
per evitare le conseguenze più catastrofiche dei cambiamenti
climatici.
I governi che optano per il nucleare non aumenteranno la
propria
indipendenza energetica, ma dipenderanno anzi dai pochi Paesi
che hanno
la tecnologia e il combustibile. Greenpeace chiede dunque
una
"Rivoluzione Energetica" basata su efficienza e fonti
rinnovabili.
Notes: (1) http://www.greenpeace.org/international/press/reports/letter-from-greenpeace-spain-t
(2)
Lettere dell’ASN inviate al direttore dello sviluppo del reattore di
Flamaville, rivelano che la base di cemento è stata colata in modo non
corretto, la lastra di cemento su cui dovrebbe poggiare il reattore
presenta fratture, le barre in acciaio di rinforzo sono state posate in
modo sbagliato, il contenitore di metallo è stato saldato da una società
priva delle certificazioni richieste, e un quarto delle saldature sono
inadeguate. Inoltre, i controlli di qualità sono inefficaci o
inesistenti e il costruttore ha fallito nel riparare agli errori già
segnalati e a migliorare le procedure.