Comunicato stampa - 11 maggio, 2010
Finalmente qualcosa si muove nel mercato del tonno in scatola in Italia. Dopo più di un anno di confronto con il settore e il lancio a gennaio della classifica di Greenpeace “Rompiscatole” sulla sostenibilità del tonno in scatola in Italia, alcune aziende iniziano a fare dei passi nella giusta direzione.
Greenpeace lancia la classifica "Rompiscatole" sulla sostenibilità del settore del tonno in scatola.
AsdoMar, già tra i primi in classifica, conquista il primo posto
per aver dato prova di trasparenza rispetto alle proprie scelte ed
essere uno dei pochi che utilizza in parte dei propri prodotti il
tonnetto striato - specie considerata in buono stato - pescato con
metodi sostenibili (lenza e amo). Callipo passa nella zona
"arancio" perché ha sviluppato una politica per
l'approvvigionamento sostenibile. Anche Esselunga inizia ad
adottare dei criteri per cercare di diminuire l'impatto che la
pesca al tonno ha sull'ambiente, salendo di alcune posizioni,
seguita da Castiglione. Consorcio si apre al dialogo, lasciando il
fondo della classifica.
Passi avanti anche tra i più grandi! Bolton che, con il marchio
Riomare copre più del 30% del mercato, si è impegnata formalmente a
predisporre prima della fine dell'anno una politica di
sostenibilità. Nostromo invece, secondo marchio più venduto in
Italia, rimane sul fondo della classifica, insieme a tonno Mare
Aperto della Star, non avendo fatto alcun passo avanti.
La strada per arrivare ad avere sul mercato un prodotto
totalmente sostenibile è però ancora lunga: dei 14 marchi in
classifica ben 10 continuano a rimanere "in rosso", e nessuno
raggiunge la fascia "verde".
«Siamo soddisfatti di vedere che se prima il tema della
sostenibilità era considerato da pochi, adesso le aziende iniziano
a confrontarsi con queste problematiche e a porre maggior
attenzione all'origine del tonno utilizzato nelle loro scatolette.
Adottare dei principi scritti però non basta, bisogna dimostrare di
essere in grado di metterli in pratica nella realtà. Alle parole
devono seguire i fatti!» dichiara Giorgia Monti responsabile della
campagna Mare di Greenpeace.
Tra le scelte importanti ricordiamo: i chiari impegni contro la
pesca illegale di Esselunga, che decide di non comprare tonno
trasbordato in mare, essendo una pratica che favorisce molto spesso
attività illegali. Mentre Callipo è il primo a decidere di
utilizzare nella propria produzione non più del 25% di tonno
pescato con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD). Questo
metodo desta particolare preoccupazione perché causa la cattura
accidentale di tartarughe, squali, esemplari immaturi di tonno -
compromettendone ulteriormente la condizione degli stock - e
un'ampia varietà di altre specie.
«Le decisioni dei produttori di tonno in scatola e della grande
distribuzione organizzata possono davvero trasformare il mercato.
Alcuni marchi hanno dimostrato che cambiare è possibile. E'
importante che adesso il settore continui a muoversi verso scelte
sostenibili. La soluzione esiste, e prima che anche gli stock di
tonno tropicale vengano totalmente compromessi, come è successo per
il tonno rosso del Mediterraneo, bisogna eliminare gli attrezzi
pericolosi, ridurre lo sforzo di pesca e tutelare con riserve
marine le aree più importanti per queste specie» conclude Giorgia
Monti.
Notes: Visita il sito “Tonno in trappola”:
http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/
Link classifica “Rompiscatole”:
http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/classifica-maggio.pdf