Comunicato stampa - 23 febbraio, 2007
Dopo l'Amazzonia, la foresta del Bacino del Congo è la seconda al mondo per estensione. Oggi però è in pericolo per l'avanzare della deforestazione. Lo denuncia Greenpeace, che ha documentato numerose operazioni di taglio illegali: la moratoria, introdotta dal governo nel maggio 2002, avrebbe dovuto invece proteggere queste foreste.
La Foresta Africana dei grandi primati, che si estende attraverso Camerun, Repubblica Centroafricana, Congo Brazzaville, Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale e Gabon, è in grave pericolo a causa delle attività di estrazione intensiva del legno.
In particolare, la ITB (Industrie de transformation de bois),
che opera nella regione del lago Tumba, ha violato la moratoria.
Prima del 2002 aveva un'autorizzazione al taglio, che tra il 2002 e
il 2005 è stata "scambiata" con due permessi, che coprono un'area
ben più vasta di quella precedentemente concessa. Tra i legni
pregiati estratti, il wengè, importato in grandi volumi in Italia
per la produzione di parquet.
Le foreste del lago Tumba, dove vivono i pigmei Twa e i bantù,
rappresentano un habitat fondamentale per specie minacciate come il
bonobo e l'elefante di foresta. "L'industria del legno afferma di
contribuire al benessere delle comunità locali, ma nessun beneficio
arriva in realtà alle popolazioni indigene, che dipendono in tutto
e per tutto dalla foresta" afferma Sergio Baffoni, responsabile
campagna Foreste di Greenpeace.
La prossima settimana si terrà a Bruxelles una conferenza sulla
gestione sostenibile delle foreste della Repubblica Democratica del
Congo. Intanto all'industria del legname sono stati già assegnati
più di 21 milioni di ettari di foresta pluviale, un'area grande
quasi sette volte il Belgio. "A Bruxelles si discuterà sul futuro
delle foreste pluviali. Ma per queste foreste non ci sarà futuro,
se tutti i permessi di taglio illegali non verranno cancellati"
sostiene Baffoni. "Per fermare l'assalto alle foreste, la
moratoria dovrà essere estesa fino a che il governo del Congo non
sarà in grado di controllare il settore e non verrà pianificata la
destinazione d'uso delle foreste".