Comunicato stampa - 17 novembre, 2006
Greenpeace prende atto dei segnali positivi emersi a Nairobi alla chiusura della Conferenza Onu sul cambiamento climatico. I ministri dell'ambiente di tutto il mondo hanno riconosciuto per la prima volta che le emissioni di anidride carbonica vanno tagliate oltre il 50 per cento per evitare gli impatti del cambiamento climatico.
L'attività dell'uomo, a partire dalla rivoluzione industriale, ha comportato un drastico aumento della CO2 immessa in atmosfera, dovuto alla combustione delle riserve di petrolio e gas naturale, in quantità maggiori di quanto lo stesso ecosistema globale potesse assorbire.
"Sono stati compiuti piccoli passi avanti perchè non ci sia un
vuoto tra la prima e la seconda fase del Protocollo di Kyoto, ma
bisogna far sì che i negoziati formali partano davvero il prossimo
anno" commenta Francesco Tedesco, responsabile energia e clima di
Greenpeace.
Questa Conferenza, la prima a svolgersi nell'Africa
subsahariana, ha raggiunto alcuni progressi per i Paesi in via di
sviluppo con l'accordo sul Fondo di Adattamento, uno strumento
finanziario unico, che convoglia i proventi di una tassa sulle
transazioni delle emissioni in un Fondo che aiuta i Paesi più
poveri ed esposti alla realtà dei cambiamenti climatici.
"Come ha mostrato ieri anche il nostro ministro dell'ambiente,
sono i paesi africani o comunque quelli in via di sviluppo che
stanno iniziando a soffrire in maniera più pesante gli impatti dei
cambiamenti climatici" continua Tedesco. "Vogliamo che vengano
tassati tutti i meccanismi previsti dal Protocollo di Kyoto, in
modo che il Fondo di Adattamento possa avere maggiori risorse
finanziarie".
Per Greenpeace sarebbe ora di passare ai fatti con un serio
sviluppo delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica su
cui l'Italia è ancora molto indietro.