Comunicato stampa - 1 aprile, 2009
Greenpeace ha inviato oggi un messaggio forte e chiaro ai leader dei 20 paesi più ricchi del mondo che si riuniranno domani a Londra, in occasione del G20, per discutere della crisi finanziaria. In Brasile 15 attivisti dal ponte della baia di Guanabara a Rio de Janeiro hanno srotolato uno striscione di 50 metri con il messaggio “Leader del mondo: Prima il clima e le persone!”. Al G20 di Londra si incontreranno per la prima volta il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama e il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Hu Jintao le più grandi potenze economiche e, allo stesso tempo, i due maggiori paesi emettitori a livello globale.
"Vogliamo mandare questo messaggio direttamente da Rio de
Janeiro, sede del Vertice Mondiale sull'Ambiente e Sviluppo nel
1992, per ricordare ai leader del G20, riuniti a Londra che questa
è un'occasione unica per risolvere due crisi gemelle: la recessione
economica e l'accelerazione dei cambiamenti climatici. I leader
del G20 non possono perdere questa opportunità" dichiara Paulo
Adario, Coordinatore di Greenpeace Amazzonia.
La travolgente onda di speranza, creata al Vertice di Rio, che
tutte le nazioni del mondo avrebbero lavorato insieme per salvare
il pianeta è svanita. Dopo 17 anni di promesse disattese dai
governi di tutto il mondo, i cambiamenti climatici hanno raggiunto
un livello preoccupante e pericoloso. Abbiamo il dovere di
costruire un'economia verde, creare nuovi posti di lavoro,
promuovere la crescita sostenibile e fermare i cambiamenti
climatici.
Mentre i Paesi industrializzati devono impegnarsi a ridurre le
emissioni di gas serra del 40% entro il 2020, rispetto ai livelli
del 1990, anche i Paesi in via di sviluppo devono assumersi le
proprie responsabilità nel fermare i cambiamenti climatici. Brasile
e Indonesia, ad esempio, sono ai primi posti tra i Paesi emettitori
a causa della distruzione delle foreste.
L'Istituto Brasiliano per la Ricerca Spaziale (INPE), che ha il
compito di monitorare la deforestazione, ha verificato che dei 70
milioni di ettari di foresta amazzonica già distrutta, circa 29
milioni sono andati persi dal 1992, l'anno del Vertice di Rio. Il
fenomeno ha causato il mancato assorbimento di circa 8 miliardi di
tonnellate di CO2. Un valore superiore alle emissioni di Stati
Uniti e Cina nel 2000, cioè 6,5 e 5,1 miliardi di tonnellate,
rispettivamente.
"Fermare la deforestazione in Amazzonia è il più importante
contributo che il Brasile possa dare al Pianeta per fermare i
cambiamenti climatici" - sostiene Chiara Campione, responsabile
della campagna Foreste di Greenpeace Italia. "E' necessario che il
Brasile si impegni subito per la creazione di un meccanismo di
finanziamento internazionale che abbia lo scopo di fermare entro il
2020 la deforestazione ovunque."
Intanto a Bonn sono in corso i negoziati tra 129 Paesi che
culmineranno a dicembre 2009, nella Conferenza di Copenhagen, dove
dovrà essere raggiunto un accordo per proteggere le ultime foreste
e salvare il Pianeta dai cambiamenti climatici.