Per tonni, pesce spada e merluzzo il problema principale è lo
stato
disastroso delle risorse, peggiorato ulteriormente dalla pesca
pirata. I
gamberoni tropicali, invece, provengono da pratiche di
acquacoltura che
danneggiano la fascia costiera intertropicale, cui si associano
gravi
violazioni dei diritti umani. Anche per le specie nella "lista
rossa"
esistono, però, eccezioni che devono essere sostenute, come ad
esempio
la pesca tradizionale al tonno rosso delle tonnare fisse.
"Gran parte del prodotto ittico nazionale deriva dalla pesca a
strascico
o dall'acquacoltura." avverte Alessandro Giannì, responsabile
della
campagna Mare di Greenpeace "Nel mondo "reale" non esiste il
bianco e il
nero: non tutta la pesca a strascico ha lo stesso livello di
impatto,
anche se si tratta di un sistema di pesca generalmente
distruttivo, e
non tutta l'acquacoltura è sostenibile."
Per orientarsi verso scelte più sostenibili, ecco una serie di
consigli
per i consumatori:
1. Chiedere sempre informazioni sul prodotto (es. se proviene
da
strascico o pesca artigianale)
2. Orientarsi sul pesce azzurro (alici, sardine, sgombri) e
sulle cozze
(debitamente certificate per la stabulazione)
3. Evitare sempre pesce sotto taglia
4. Per orate e spigole di acquicoltura preferire i prodotti
italiani
(costano di più ma la qualità è superiore e, di solito, gli
impatti
inferiori)
"La regola fondamentale è quella di informarsi: i consumatori
hanno il
diritto-dovere, di sapere cosa comprano e a quali costi
ambientali e
sociali." conclude Giannì "Con la loro pressione i consumatori
possono
modificare i processi produttivi a favore della
sostenibilità".