Efficienza Energetica
Con opportune misure di risparmio è possibile ridurre ogni anno
la domanda energetica di almeno il 2% per il settore privato e del
3% per il settore pubblico. Più volte è stato sottolineato quanto
un chilowattora risparmiato abbia costi nettamente minori di un
chilowattora prodotto da nuovi impianti, persino escludendo i costi
ambientali e sociali esterni causati dall'impianto generativo.
Occorre un forte impegno per la valorizzazione delle soluzioni
ecocompatibili: incentivi, campagne di informazione, legislazione e
regimi fiscali ad hoc, certificazione energetica degli edifici,
sono solo alcuni degli strumenti a disposizione. Il settore
residenziale in Italia mostra potenziali di risparmio energetico
fino al 50% con notevoli benefici ambientali ed economici.
Protocolli di intervento garantiti, che assicurino tempi di
ammortamento brevi ed efficacia dei risultati, sono ormai diffusi
in tutta Europa. Lo standard GreenLight, ad esempio, permette di
ridurre del 30% i consumi rispetto alle tecnologie standard di
illuminazione, recuperando l'extracosto in meno di 4,7 anni.
Biomasse
Le biomasse costituiscono un'opportunità per la produzione
"pulita" di energia e carburanti, anche se molto dipende da come
l'energia viene prodotta. Fatta salva, infatti, quella parte di
biomasse, soprattutto quelle umide, da destinare al compostaggio di
qualità e al successivo impiego agronomico, fondamentale per
fissare al suolo rilevanti quantità di carbonio, la loro
trasformazione in biocarburanti e, soprattutto, in combustibile per
la produzione di energia elettrica e calore, può fornire un
importante contribuito per la riduzione delle emissioni di anidride
carbonica in atmosfera, a patto che gli impianti siano dimensionati
in maniera tale che la biomassa necessaria ad alimentarli sia
reperita nel raggio di poche decine di km: l'eccessiva
movimentazione peggiora sensibilmente il bilancio
energetico-ambientale.
L'uso delle biomasse per la produzione di energia elettrica
dovrà prevedere la cogenerazione e riguardare sia le biomasse
appositamente coltivate, soprattutto quelle ad elevata capacità di
assimilazione di anidride carbonica e a bassa umidità, sia gli
scarti agro-forestali, il cui prelievo deve avvenire in maniera
sostenibile, in particolare vietando l'utilizzo di biomasse
provenienti da foreste primarie.
Solare Fotovoltaico
L'Italia ha una potenza installata di circa 28 volte inferiore a
quello della Germania, nonostante l'Italia goda del 50% in più di
insolazione annua.
La superficie di tutti tetti esistenti in Italia ammonta
probabilmente a circa 1500-1700 km2 ovvero 0,5% del territorio
nazionale. Usando tutta questa superficie per il solare
fotovoltaico (FV) si arriverebbe - con la tecnologia attuale - a
produrre circa 200 TWh/anno, ovvero a coprire oltre 2/3 dell'intero
fabbisogno elettrico italiano.
Tuttavia, non sarà necessario coprire tutti i tetti italiani con
il solare FV, anche perché, in futuro, l'efficienza della
tecnologia FV è destinata a crescere: con la stessa superficie
riusciremo a produrre più energia (probabilmente il doppio a medio
termine).
L'introduzione del conto energia, con la pubblicazione del DM 28
luglio 2005 e del successivo decreto in via di pubblicazione, oltre
che della delibera 188/2005 dell'Autorità per l'energia elettrica e
il gas, apre in Italia una nuova stagione per il fotovoltaico.
Le crescite record del settore continuano da una decina di anni
ed oltre, e in Germania e Giappone il FV ha successo perché i
relativi governi hanno deciso di "investire nel futuro" e nello
sviluppo della propria industria stimolando la domanda interna, con
il beneficio di maggiori introiti per l'industria e di creazione di
posti di lavoro. In Giappone sono già 1500 i MW installati e la
Germania sta per superare i 1000. In Italia il decreto che fissa
l'obiettivo 1000MW è stato approvato dalla conferenza unificata ,
ma non ancora in vigore, questo mentre persino la Corea del Sud ha
un obiettivo maggiore, 1200 MW al 2012.
Solare Termico
La tecnologia del solare termico per la produzione di acqua ad
uso domestico e il riscaldamento degli ambienti è ormai matura,
affidabile e dai costi contenuti. Ma l'Italia continua ad essere in
questo settore in notevole ritardo tra i Paesi dell'Unione
Europea.
Germania, Austria e Grecia hanno avuto negli ultimi anni tassi
di crescita importanti: ad esempio, nel 2004 in Germania sono stati
installati collettori pari ad una superficie di 750.000 m²; in
Austria e Grecia l'installato è stato di circa 180.000 m², in
Italia solo 65.000 m2. Oggi in Germania sono installati 5,8 milioni
di m2 di collettori (pari a 4.040 MW termici). In Italia si stima
siano installati ad oggi 550.000 m2 in totale, mentre occorrerebbe
almeno raggiungere gli obiettivi indicati dal Libro Bianco
italiano, che prevede 3 milioni di m2 installati al 2010. In Italia
abbiamo ancora 8 milioni di scaldabagni elettrici installati (il
sistema a peggiore rendimento per il riscaldamento di acqua per usi
sanitari).
Eolico
L'energia eolica è la fonte energetica in maggiore crescita a
livello mondiale con una potenza installata di oltre 43.000
Megawatt. L'Italia con 1.600 MW installati evidenzia ancora forti
ritardi nei confronti di molti Paesi europei che hanno raggiunto
risultati straordinari di crescita in questi anni attraverso una
chiara politica industriale e territoriale. In Germania sono stati
installati in pochi anni oltre 17.000 MW, in Spagna oltre 9.000, in
Danimarca 3.200.
Per contribuire alla diffusione degli impianti eolici nel
territorio italiano occorrono regole chiare di sviluppo degli
impianti, indirizzi di tutela ambientale e paesaggistica che
tuttora non esistono a livello nazionale. Questa prospettiva
permetterebbe di definire nelle diverse regioni obiettivi di
sviluppo degli impianti eolici, rendere trasparente il processo e
la valutazione dei diversi progetti.
Secondo il Ministero dell'Ambiente, in Italia c'è un potenziale
complessivo di 12.000 MW, pari a circa 6% dei consumi previsti al
2010, cioè la produzione di quasi 4 centrali nucleari da 1000
MW.
Mobilità Sostenibile
La costante crescita del traffico su gomma sta determinando un
rilevantissimo aumento delle emissioni di anidride carbonica del
settore trasporti. Tra il 1990 e il 2002 la CO2 è cresciuta del
23,9%. L'Italia ha il più alto numero di auto per abitante in
Europa e il settore trasporti contribuisce per circa il 25% al
totale delle emissioni di gas serra del Paese.
Nei costi di trasporto non sono inoltre considerati l'insieme
delle conseguenze e dei costi esterni ambientali, sanitari e
territoriali determinati dal traffico su gomma. A livello locale
deve essere incentivato un modello di mobilità urbana sostenibile
che riduca le esigenze di spostamenti su gomma, che favorisca tutte
le modalità alternative all'auto (pedonali, ciclabili, ecc.) e
rilanci il trasporto pubblico nel quadro di una attenta
pianificazione delle funzioni e degli insediamenti, impedendo il
consumo di nuovi suoli.
Sono necessarie anche modifiche strutturali alle politiche: 1)
utilizzare le risorse finanziarie indirizzate alla viabilità per la
manutenzione e la messa in sicurezza di strade esistenti, limitando
la costruzione di quelle nuove; 2) reindirizzare gli investimenti
infrastrutturali a favore dei trasporti pubblici su ferro ed acqua;
3)promuovere partenariati tra soggetti istituzionali, operatori e
associazioni al fine di sviluppare la progettualità e l'attuazione
delle misure; 4) integrare le politiche settoriali
(trasporti-territorio-ambiente) e gli strumenti di pianificazione
(PRG, piani del traffico e della viabilità, piani di risanamento
ambientale ed acustico); 5) costruire il consenso attorno alle
misure di sostenibilità, con strumenti di informazione, educazione
e partecipazione della popolazione.