Sempre più paesi nel mondo decidono dimettere al bando le lampade a incandescenza. Greenpeace mostra la mappa dei Paesi che hanno già fatto questo passo, e la data entro cui prevedono di mandare in pensione la vecchia tecnologia. Tra gli ultimi ad aggiungersi, la Nuova Zelanda e la Spagna. L’Italia ha fissato al primo gennaio 2011 la data del bando, inoltre, in seguito alla campagna di Greenpeace “Bando alle incandescenti”, alcune catene della grande distribuzione organizzata – come Leroy Merlin, Coop e Ikea - hanno dichiarato di rimuovere questi prodotti già dal 2009 e dal 2010.
Il time-out dei paesi per il bando alle lampadine incandescenti
In Europa sono già diversi i Paesi che, come l'Italia, si sono
espressi
a favore di un bando nazionale. La Commissione europea sta
ora
procedendo all'implementazione della direttiva Ecodesign per
arrivare a
un bando europeo che permetterà di risparmiare ogni anno circa
32
milioni di tonnellate di CO2, circa la metà delle emissioni di
CO2 della
Svezia nel 2005.
La rimozione veloce delle lampadine incandescenti dalle case
degli
italiani aiuterà il Paese ad andare incontro ai propri obiettivi
perla
riduzione delle emissioni di gas serra, con un risparmio di
circa 3
milioni di tonnellate di CO2.
"Ora che petrolio e gas sono alle stelle non è da sottovalutare
nemmeno
il risparmio in bolletta conseguibile con questa misura, pari a
circa
100 euro all'anno per una famiglia tipo" - afferma Francesco
Tedesco,
responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace -
"Greenpeace si
aspetta dunque che il Governo non abbia esitazioni nell'emanare
i
decreti attuativi del bando contenuto nella Legge Finanziaria
2008, e
nel sostenere la proposta più efficace della Commissione
europea,
esprimendosi a favore del bando europeo non più tardi di fine
2010".
Passare a sistemi di illuminazione ad alta efficienza è una
delle misure
più semplici ed economiche per limitare i danni all'ambiente
e
all'economia mondiale. Gli esperti dell'IPCC ci avvertono
infatti che le
emissioni globali di gas serra dovranno essere stabilizzate
entro il
2015 per evitare che la temperatura media terrestre aumenti di
oltre
2°C, un'eventualità che comporterebbe perdite economiche stimate
tra il
5% e il 20% del PIL mondiale.