Comunicato stampa - 18 maggio, 2010
A quasi un mese dall’esplosione della Deepwater Horizon, il pozzo non è ancora stato chiuso e il petrolio inizia ad arrivare sulla coste. Questa mattina Greenpeace ha trovato quantità consistenti di petrolio nell’area di South Pass, in Luisiana, vicino alla foce del fiume Missisipi. Prima di essere allontanato dalla Guardia costiera, il team inviato dall’organizzazione ambientalista sul posto è riuscito a documentare con le foto la spiaggia devastata e ricoperta da uno strato di catrame denso e viscoso.
La marea nera arriva sulle coste della Louisiana. La piattaforma esplosa Deepwater Horizon è di proprietà della British Petroleum o Beyond Petroleum, come ha cominciato a chiamarsi qualche anno fa con un'abile operazione di greenwashing.
Recenti stime confermano le ipotesi di Greenpeace (1) che la
reale fuoruscita di petrolio sia di ben dieci volte più grande di
quanto dichiarato da BP: ecco perchè si cerca di nascondere agli
occhi dell'opinione pubblica l'entità di questo disastro. «Prima
avvelenano il mare con i disperdenti chimici per far sparire il
petrolio - denuncia Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di
Greenepace - e adesso allontanano chi cerca di monitorare e
documentare l'espandersi del disastro».
Sembra che la BP abbia veramente fatto male i sui conti. In
documenti ufficiali compilati prima di ricevere l'autorizzazione
per queste esplorazioni petrolifere la compagnia affermava,
infatti, che era improbabile si verificasse una catastrofe, e che
in caso di disastro le 50 miglia di distanza dalla costa avrebbero
reso altrettanto improbabile un interessamento della costa.
«Come volevasi dimostrare il petrolio è arrivato a terra e a
nulla sono valsi i tentativi per arginarlo. È ormai sotto gli occhi
di tutti che non esistono misure preventive o sufficienti
tecnologie di pronto intervento: il rischio delle perforazioni
petrolifere offshore è troppo alto per l'ambiente e per le
popolazioni».
Eppure è di pochi giorni fa la notizia che i piani della Shell
per iniziare perforazioni petrolifere in Alaska stanno andando
avanti, mentre anche nel nostro Mediterraneo le richieste di
autorizzazioni aumentano, soprattutto in Adriatico e nel Canale di
Sicilia. «È ora che i governi - conclude Monti - abbandonino il
cammino delle energie fossili e investano con decisione in energie
rinnovabili».
Notes: (1) Orizzonte Nero. Sei domande per capire il disastro:
http://www.greenpeace.org/raw/content/italy/ufficiostampa/rapporti/orizzonte-nero.pdf