Comunicato stampa - 8 settembre, 2010
Roma, International — «Il rapporto della BP – commenta Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace Italia - sul disastro della Deepwater Horizon, commissionato dalla stessa BP, è uno squallido tentativo di depistaggio sulle cause dell'incidente, scaricando le colpe su vari soggetti. Viene rivelata, tuttavia, una spaventosa sequela di errori, incompetenza e malfunzionamento degli apparati che avrebbero dovuto garantire la sicurezza dell'impianto».
«Finchè le compagnie petrolifere continueranno a mettere a rischio l’ambiente rincorrendo profitti marginali – continua Monti - questi compromessi ed errori sono inevitabili. Se vogliamo evitare nuove maree nere, i nostri governi devono finalmente liberarsi dalla schiavitù del petrolio investendo in una rivoluzione energetica pulita».
A livello mondiale Greenpeace chiede:
- una moratoria per ogni nuova perforazione off-shore e per tutte le attività di ricerca di altre risorse petrolifere non convenzionali ad alto rischio ambientale, come nell’Artico, e per le sabbie bituminose del Canada.
- l’eliminazione graduale di tutte le altre perforazioni petrolifere esistenti, in mare e in terra;
- che i governi esigano che tutte le compagnie petrolifere siano completamente assicurate per ogni responsabilità civile, penale e ambientale;
- la fine di tutti i sussidi erogati a sostegno dei combustibili fossili e un aumento di quelli a favore di fonti energetiche pulite;
- leggi e politiche forti che pongano un freno al cambio climatico e stimolino una Rivoluzione Energetica.