Il cargo panamense "Hyundai Supreme" trasportava circa 560
tonnellate di
sostanze pericolose di classe 8 (prodotti ammoniacali) e 9
(derivati da
etanolo), le più elevate nella categoria dei trasporti navali a
rischio
stilata dall'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO). La
Hyundai
Supreme ha regolarmente avvisato del suo passaggio, via radio,
le
Autorità francesi e italiane che non possono impedire il
passaggio di
navi con altre bandiere. A quel punto gli attivisti di
Greenpeace hanno
chiesto per radio alla Hyundai Supreme di confermare la natura
del carico.
Dalla nave panamense non è arrivata nessuna risposta e
dall'Arctic
Sunrise sono stati lanciati due gommoni e un elicottero per
andare
incontro alla porta container con il suo carico pericoloso. La
nave non
ha mai rallentato la sua corsa e gli attivisti l'hanno scortata
fino
all'uscita delle Bocche di Bonifacio.
"Dalle Bocche di Bonifacio passano ogni anno almeno 300 navi
come
questa" dichiara Alessandro Giannì, responsabile della campagna
Mare di
Greenpeace. "Non è questione di se, ma di quando ci sarà il
prossimo
incidente. Continuare a fare finta di niente è una follia!".
Greenpeace ha già scritto ai Ministeri dell'Ambiente di Francia
e Italia
per chiedere che siano riattivati i negoziati bilaterali per la
messa a
punto di una proposta che porti l'IMO a dichiarare le Bocche
di
Bonifacio "Area Marina Particolarmente Sensibile" per poter
vietare a
tutte le navi, e non solo a quelle italiane e francesi, il
passaggio in
una zona così sensibile e pericolosa per la navigazione. Ieri
gli
attivisti di Greenpeace sulle mura della cittadella di Bonifacio
hanno
aperto uno striscione con il messaggio "Proteggiamo le Bocche
di
Bonifacio". Greenpeace attende che i ministri dell'Ambiente
Borloo e
Prestigiacomo facciano partire i negoziati per mettere al sicuro
quest'area.
"Se già nel 1993 il rischio era considerato così elevato da
portare al
divieto di passaggio per le navi italiane e francesi, è
incredibile che
oggi da qui possono passare navi con bandiera ombra!" conclude
Giannì.