Enel decide di investire sul nucleare. Sovietico. Dice di credere nell'innovazione. Dice di voler tutelare l'ambiente. Ma investe 1,8 miliardi di euro in una tecnlogia obsoleta e pericolosa, che non rispetta gli standard di sicurezza europeei.
Gli attivisti in 21 città, tra cui Milano, Torino, Genova, Roma,
Napoli
e Palermo stanno consegnando volantini che informano i clienti
di Intesa
Sanpaolo sui gravi rischi connessi al completamento dei reattori
di
Mochovce, a circa 550 Km da Venezia. "Si tratta di un
progetto
estremamente pericoloso" spiega Francesco Tedesco, responsabile
Campagna
Energia e Clima di Greenpeace. "La tecnologia è assolutamente
antiquata:
reattori sovietici di 40 anni fa senza un guscio di contenimento
che
possa proteggerli da eventi esterni come la caduta di un aereo o
un
attentato terroristico".
Mentre oggi i reattori di terza generazione vengono costruiti
con un
doppio guscio di contenimento, Enel dichiara che non intende
realizzare
alcuna protezione, definendo la caduta di un aereo un evento
improbabile. Il progetto verrà avviato in totale mancanza di
partecipazione pubblica, in quanto l'attuale Governo non
intende
effettuare alcuna procedura di Valutazione di Impatto
Ambientale,
negando ai cittadini la possibilità di influenzare il
processo
decisionale. Ciò rappresenta una chiara violazione della
normativa
europea, per questo motivo Greenpeace ha già provveduto a citare
in
giudizio il Governo Slovacco.
"Anche l'economicità del progetto è fortemente discutibile: 1.9
miliardi
di euro per 880 MW, pari a cinque volte il costo di una centrale
a gas
della stessa potenza" aggiunge Giuseppe Onufrio, Direttore
delle
Campagne di Greenpeace. "Comprare una Duna al prezzo di una
Ferrari
significa buttare i soldi dalla finestra e mettere a rischio la
vita dei
passeggeri. Attualmente Enel investe nel nucleare tre volte
tanto che
nelle rinnovabili".
"Greenpeace crede che Intesa Sanpaolo possa fare lo stesso passo
di ING
Group, che ha già deciso di ritirarsi dal finanziamento di
Mochovce"
sostiene Giuseppe Onufrio. "Già nel 2006, in seguito alle
pressioni di
Greenpeace, Unicredit Group e Deutsche Bank si erano ritirate
dal
finanziamento di una centrale nucleare di tipo sovietico in
Bulgaria.
"Banca Intesa Sanpaolo si presenta, almeno a livello
pubblicitario, come
un soggetto responsabile che ha a cuore l'ambiente. Tuttavia,
aver
concesso il credito senza aver ottenuto chiare garanzie sul
livello di
sicurezza di Mochovce in mancanza di una procedura di
Valutazione
d'Impatto Ambientale, rappresenta una grave atto di
irresponsabilità nei
confronti dei cittadini europei" conclude Tedesco.